BERLINO – Il sogno di Agostino Ferrente? Fare un film con Christian De Sica: “Sono innamorato di lui” dice a Berlino. Mentre la possibile vittoria con il suo SELFIE nella sezione documentari agli Efa, gli ‘oscar’ europei del cinema dove è in corsa insieme a LA SCOMPARSA DI MIA MADRE di Beniamino Barrese, sembra non interessargli più di tanto: “Già essere qui mi sembra tanto”. Ma quello che colpisce di più di Ferrente è l’atteggiamento etico verso i suoi protagonisti: “Non si tratta di attori – dice più volte -, sono delle persone vere. Non si può abbandonarli”.
È il caso di Alessandro (Alessandro Antonelli) e Pietro (Pietro Orlando), due sedicenni del Rione Traiano, a Napoli, che in Selfie raccontano, con i propri telefonini, la loro quotidianità in un’estate malvagia in cui il loro amico comune, Davide Bifolco, viene ucciso nel 2014 da un carabiniere perché scambiato per un pregiudicato in fuga. Poteva capitare a loro sempre a rischio di diventare preda della delinquenza in un quartiere senza lavoro.
“Nei quartieri popolari la devianza non è una questione genetica e l’abbandono scolastico crea tante occasioni per diventare camorrista o meglio manovalanza della camorra, carne da macello”. Per fortuna, dice il regista, loro sono rimasti immuni: “Pietro gestisce un salone come parrucchiere e Alessandro è ancora più cresciuto nel suo ruolo di barman”. Ma va detto, aggiunge Ferrente, che nel loro quartiere “ognuno ha un padre o un cugino che ha sposato la devianza. E mentre giravo mi sono morti ben due ragazzi che conoscevo. E si può dire che è un miracolo che io faccia il regista, tanti miei amici hanno preso brutte strade. E quando mi salutava un boss, da ragazzo, ero felice come si mi avesse salutato Totti”. Nel futuro, aggiunge il regista nato a Cerignola nel 1971, “vorrei respirare un po’. Ho sofferto troppo nel fare questo documentario. E tornando a De Sica ho proposto tempo fa a De Laurentiis di fare un ‘Vacanze di Natale’ trent’anni dopo come ho fatto già fatto in ‘Le cose belle’ dove ho seguito la vicenda di quattro ragazzi napoletani dall’adolescenza al passaggio all’età adulta”.