“Una corsa contro il tempo da pazzi, in cui nulla è stato lasciato al caso, ma ogni particolare è stato curato nei minimi dettagli: ho anche acquistato una di quelle macchine – usate in sala operatoria – per l’ozonizzazione e per la sanificazione degli spazi. Poi mascherine obbligatorie: vengono date in dotazione da noi a ogni ingresso, insieme ai calzari per le scarpe – è severamente vietato portarle da casa – e tappetini. E ancora lastre in vetro speciale per separare il personale. Ogni lavoratore, gli attori, il direttore del doppiaggio che è di fatto come il regista, il tecnico del suono, ha uno spazio singolo e c’è perfino una scatola che disinfetta i copioni usati dai doppiatori”. Fiamma Izzo della Pumais due, una delle eccellenze Italiane del doppiaggio, racconta in una conversazione all’ANSA la ripresa del lavoro nella sua società.
A marzo l’attività è stata fermata non dai vari decreti di legge per il Covid-19, ma dalla paura degli artisti e dei tecnici, ma “il 20 aprile grazie a un lavoro titanico di restyling in piena sicurezza anti-virus abbiamo ripreso. Il nostro lavoro si svolge in una sala di registrazione con tutti gli accorgimenti tecnici per ottenere un sound perfettamente integrabile in un mix, perciò senza finestre, solo con aria condizionata e le figure professionali coinvolte nel processo sono inevitabilmente molto vicine tra loro”. Perché i separatori in vetro e non in plexiglass? “Avrebbero rovinato il suono: questo è un tipo di lavoro molto delicato, alle volte anche il fruscio di una camicia rischia di mandare a monte una giornata”, spiega. “Inoltre la turnazione degli orari è stata stravolta: se prima avevamo una pausa pranzo minore tra un turno e l’altro, adesso passa un’ora e 20 minuti, perché tutta l’area deve essere sanificata completamente, poi successivamente bisogna arieggiare, quindi dare le nuove mascherine, i nuovi microfoni, ogni attore ha il suo personale, e per ogni genere i microfoni cambiano, per un film animato, di azione ecc., quindi la vestizione. Poi abbiamo l’addetto alla macchina del caffè e dell’acqua minerale: è li solo per sanificare ogni volta che qualcuno ne fa uso. Ma va detto: sono tutti ultra responsabili, collaborativi”.
Fino all’8 marzo gli attori doppiatori potevano incidere insieme, parlando e rispondendosi in una scena più o meno come accade agli attori su un set. La Pumais due, fondata nel 1980 da Renato Izzo, ancora oggi considerato uno dei grandi maestri di quest’arte, con l’aiuto di tecnici specializzati ha potenziato le misure cautelative nelle proprie sale attraverso dei separatori, l’ozonizzazione quotidiana delle sale doppiaggio e la riorganizzazione del lavoro ed è riuscita a ricominciare a dare la voce ai protagonisti del cinema e degli show tv. “Sì, ma nel rispetto di tutte le regole, ad ognuno viene misurata la temperatura in ingesso e in uscita, se ha più di 37 e 2 non entra, non possiamo permetterci di mettere al rischio il lavoro di nessuno dopo tanti sacrifici, sappiamo di non essere gli unici, cerchiamo di farlo nel modo più consapevole”, dice ancora Fiamma Izzo. La vostra società di registrazione era appena stata riorganizzata? “Sì, eravamo ripartiti solo a ottobre con nuovi mezzi tecnici del suono, un nuovo studio per dare il meglio. Siamo tutte sorelle e un nipote, ma dopo il coronavirus abbiamo ricominciato praticamente un’altra volta. Rischiavamo di lasciare non solo il cinema ma tante serie tv senza voce, è bello vederle in lingua originale, è vero, ma è giusto avere la possibilità di scegliere, poi ce ne sono alcune in turco, norvegese, tedesco, non tutti sono poliglotti, e abbiamo tra i doppiatoti delle eccellenze”. Attualmente, conclude, “abbiamo ripreso il doppiaggio con Grey’s Anatomy e alcuni prodotti di Amazon, e poi tanto altro lavoro”.