Il carattere severo, ma pieno di fascino di Isabelle Huppert approda a Forte Village alla terza edizione del Filming Italy Sardegna Festival per raccontare del suo prossimo progetto, L’OMBRA DI CARAVAGGIO diretto da Michele Placido e in cui recita anche la figlia Lolita Chammah. Ma nell’incontro stampa di oggi l’attrice ha poi raccontato qualcosa di sé come del suo rapporto con l’arte cinematografica e teatrale dall’alto del suo sterminato palmares (ha vinto tra l’altro due premi come miglior attrice a Cannes per LA PIANISTA e VIOLETTE NOZIERE). Il film prodotto da Goldenart con Raicinema racconta appunto di Caravaggio (sarà interpretato da Riccardo Scamarcio): “Un cattivo ragazzo e un’artista rivoluzionario, che ebbe il coraggio di rappresentare la realtà così com’è. Comunque – dice la Huppert – sono davvero contenta di ritrovare Placido con il quale ho recitato in un solo film, STORIA DI DONNE, nel 1981. Io in L’OMBRA DI CARAVAGGIO interpreto Costanza una nobildonna che capisce il genio di questo pittore, lo protegge e ha anche una relazione con lui”. Riguardo al suo antico rapporto con l’Italia sottolinea: “Ho fatto tante cose nel vostro Paese: LA SIGNORA DELLE CAMELIE, STORIA DI PIERA di Marco Ferreri, un grande regista un po’ dimenticato, poi ho lavorato con i fratelli Taviani e Marco Bellocchio”. Comunque non è il primo ruolo che la Huppert fa con la figlia Lolita che nel film di Placido interpreta una delle tante prostitute frequentate e dipinte da Caravaggio (molto probabilmente quella Annuccia Bianchini soggetto della sua Maddalena penitente): “Non abbiamo scene insieme” ci tiene a dire la Huppert che dopo aver glissato nel dare un giudizio professionale sulla figlia, dice solo quando le si chiede se è prodiga di consigli verso lei: “No, non dò nessun consiglio a Lolita, anche perché nel mio caso è lei la madre e io la figlia”. Ruoli che avrebbe voluto fare? “Più che i personaggi quello che a me interessa sono i registi. Chi dirige fa per me la differenza nella scelta di un film”. Il tempo della Pandemia? “È stato un tempo molto strano, ma non uguale per tutti. Quando hai la fortuna di vivere nel lusso alla fine la cosa si poteva anche sopportare, ma per altre persone è stata davvero molto dura. C’era tanta gente sola e povera. E poi – aggiunge -: non è vero che la solitudine insegna qualcosa, non insegna nulla!”. Sul suo brutto carattere risponde con carattere: “Sarà che molte volte si confonde l’attrice con i ruoli che interpreta, ma forse ci sarà anche un po’ di verità se ho questa fama. Comunque di queste cose non me ne curo”. Ma per capire ancora meglio la personalità forte di questa donna di una magrezza esagerata, cosi ha risposto a chi le chiedeva se avesse mai considerato l’idea di fare la regista: “In questo sono molto fortunata – dice con sicurezza e ironia -, quando faccio un film alla fine c’è sempre anche un po’ della mia regia”. Nel futuro della Huppert, che stasera riceverà a Forte Village il premio alla carriera, ‘La Daronne’, commedia in cui interpreta una traduttrice di un commissariato di polizia che, attraverso intercettazioni telefoniche, scopre tra i trafficanti di droga il figlio della badante che cura sua madre. Infine, una sua frase cult: “Il teatro è davvero come scalare una montagna molto dolorosa … Il cinema è solo una passeggiata piacevole e senza sforzo”.