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Le ‘Piccole donne’ si affacciano nel nuovo millennio

Non è mai facile adattare il proprio romanzo della vita, e la sfida si fa ancora più ardua quando si tratta di un cult come Piccole donne. L’impresa non ha spaventato una delle attrici e registe più interessanti della sua generazione, Greta Gerwig (già candidata agli Oscar per Lady Bird), che firma il settimo adattamento cinematografico del libro di Louisa May Alcott, pubblicato in due volumi nel 1868 e 1869 (che noi conosciamo come Piccole donne e Piccole donne crescono).

Nel film, in arrivo in sala il 9 gennaio in 400 copie con Warner Bros, la storia delle sorelle March che ha ispirato le più diverse trasposizioni, anche per radio, teatro e tv (l’ultimo adattamento per il piccolo schermo è del 2017), trova una freschezza e un ritmo sorprendenti: le quattro protagoniste emergono come eroine moderne, attuali e al tempo stesso senza tempo. A aiutare la regista un cast di prim’ordine composto da Saoirse Ronan (già protagonista di Lady Bird) per la talentuosa e anticonformista Jo; Florence Pugh per l’inquieta e ambiziosa Amy; Emma Watson per la mite e giudiziosa Meg; Eliza Scanlen, per la sensibile e fragile Beth. Un nuovo idolo come Timothée Chalamet si cala nei panni del classico ‘principe azzurro’ Teodore ‘Laurie’ Laurence. Nel cast fra gli altri, Laura Dern per la capofamiglia Marmee (in assenza del marito in guerra), Meryl Streep per Zia March e Louis Garrel per il professor Friedrich Bhaer.

Il film, ha già conquistato il pubblico (costato 40 milioni di dollari ne ha incassati finora oltre 80) e critica, con decine di candidature ai maggiori premi, dai Golden Globe (aveva 2 nomination per Gerwig e Ronan) ai Bafta (cinque nomination), ottenendo già vari riconoscimenti, fra gli altri, ai National Society of Film Critics Awards e agli Afi Awards dove ha vinto come miglior film dell’anno. Un viatico che lo rende tra i maggiori contendenti agli Oscar. Fra le scelte più riuscite di Greta Gerwig, quella di rimescolare l’ordine cronologico di Piccole donne e Piccole donne crescono, introducendoci alle sorelle March già adulte, per poi alternare momenti e fatti chiave della loro adolescenza, “in modo da far capire meglio chi sono e qual è il loro percorso” ha spiegato l’autrice.

Un percorso nell’America della seconda metà dell’800, tra sogni, limiti e obblighi imposti alle donne: una prospettiva nella quale il matrimonio spesso era l’unica scelta possibile per una crescita economica e sociale “a meno che non si sia ricche” sottolinea la rigida Zia March. La figura centrale e iconica di Jo (in passato interpretata sul grande schermo, fra le altre, anche da Katharine Hepburn e Winona Ryder, convincente anche nella prova appassionata e libera di Saoirse Ronan), talentuosa scrittrice che non ci sta ad adeguarsi ai ruoli sociali scritti per il ‘gentil sesso’, diventa nella rilettura di Greta Gerwig anche uno specchio della stessa Louisa May Alcott: una donna indipendente e fiera, fra le prime in grado di difendere il controllo sulla propria opera. La regista regala anche un nuovo sguardo sulla sorella March in genere meno amata, Amy, della quale si evidenziano contraddizioni e vulnerabilità, nella performance sfaccettata di Florence Pugh.

“Ho sempre considerato le sorelle March un po’ come mie sorelle” spiega Greta Gerwig introducendo in un videomessaggio il film. “Io sono diventata un’autrice grazie a Jo March e a Louisa May Alcott – aggiunge -. Come scrittrice la mia eroina è Jo March e come donna lo è Louisa May Alcott. Grazie per seguirmi in questo viaggio nel passato, che ci accompagna nel futuro”

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