“L’albero degli zoccoli”, “La leggenda del santo bevitore”, “Il mestiere delle armi”. Sono solo alcuni dei titoli diretti da Ermanno Olmi, grande regista e sceneggiatore morto nella sua casa di Asiago a 86 anni.
Discrezione. Rigore. Sperimentazione. Semplicità. Sono sempre state le parole d’ordine di Ermanno Olmi, infaticabile regista spentosi ad Asiago a 86 anni dopo una lunga malattia. Accanto a lui, fino alla fine, i familiari con cui condivideva la passione per la settima arte: la moglie Loredana (attrice nel suo film del 1961 Il posto), i figli Fabio (direttore della fotografia) ed Elisabetta (organizzatore generale).
Proveniente da una famiglia contadina molto cattolica di Bergamo, già da piccolo si trasferisce a Milano, dove deve lavorare il padre ferroviere (che poi muore durante la Seconda Guerra Mondiale). Da subito sviluppa un interesse per il mondo dello spettacolo, in particolare per l’arte drammatica. Per mantenersi agli studi, trova un’occupazione nello stesso posto di lavoro della madre, la Edison, e qui può organizzare le attività ricreative per i dipendenti. Fonda anche la sezione Cinema della EdisonVolta per documentare le produzioni industriali dell’azienda. Parte proprio da qui la sua passione per il documentario, tanto che ne realizza circa una trentina di argomento tecnico-industriale.