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Mario Mieli, omosessuale dimenticato

Chi era mai Mario Mieli? “Una Maria che ti sarà amica tutta la vita”. Così, alla casa del cinema, Nicola Di Benedetto sintetizza il personaggio da lui interpretato in ‘Gli anni amari’ di Andrea Adriatico, biopic che ripercorre vita e luoghi di Mario Mieli, tra i fondatori del movimento omosessuale italiano nei primi anni ’70 e autore del saggio ‘Elementi di critica omosessuale’ pubblicato in quegli anni da Einaudi. Il film, già pre apertura della 14/ma edizione della Festa del Cinema di Roma e ora in sala dal 12 marzo distribuito da I Wonder Pictures, in occasione del trentasettesimo anniversario della morte di Mario Mieli, racconta – spiega il regista – “L’attraversamento di un’epoca, di quei vitali, difficili, creativi, dolorosi e rimossi anni ’70 ed è anche la necessaria rievocazione di un movimento per i diritti, come quello omosessuale, che doveva inventare forme nuove per farsi riconoscere”. Infine , dice, “è soprattutto il ritratto di un ragazzo la cui genialità, la cui libertà interiore e la cui gioia di vivere erano troppo intense per il mondo che lo circondava”.
Nato nel 1952 a Milano e morto suicida nel 1983, prima dei trentun anni, Mario fu attivista, intellettuale, scrittore, performer, provocatore, ma soprattutto innovatore. Figlio di ricchi borghesi e penultimo di sette, visse un complicato rapporto con il padre Walter (Antonio Catania) e la madre Liderica (Sandra Ceccarelli). Nel film, prodotto da Cinemare con Rai Cinema in collaborazione con Pavarotti International 23, si parte dall’adolescenza al liceo classico Giuseppe Parini di Milano, per poi passare alla sfrenata vita notturna, quando ancora omosessualità era sinonimo di disturbo mentale. C’è poi Il formativo viaggio a Londra e l’incontro con l’attivismo inglese del Gay Liberation Front, il ritorno in patria e l’adesione al Fuori!, prima associazione del movimento di liberazione omosessuale italiano, la fondazione dei “Collettivi Omosessuali Milanesi” e la pubblicazione del saggio Elementi di critica omosessuale. Intorno alla figura di Mario gravitano nomi chiave di quell’epoca: Corrado Levi (architetto, docente, artista), Piero Fassoni (pittore), Ivan Cattaneo, Angelo Pezzana (fondatore de il “Fuori!”), Fernanda Pivano, Milo De Angelis (poeta), Francesco Siniscalchi (il massone che denunciò Licio Gelli e la P2) e Umberto Pasti (Tobia De Angelis) futuro scrittore e suo grande amore.
“Mieli era un genio – sottolinea Adriatico, regista teatrale e cinematografico, giornalista professionista e architetto – , che ci ha sedotto, come faceva con tutti quelli con cui entrava in relazione. Ma era anche un ragazzo immerso in una profonda solitudine, quella in cui aveva costruito la sua bolla di sopravvivenza e in cui era relegato da chi lo considerava troppo snob o troppo scomodo; la solitudine di chi ha imparato a farcela da solo per sopravvivere a dispetto di tutto e tutti, e in cui si è ritrovato per l’ennesima volta quel giorno di marzo dell’83 in cui, a soli 30 anni, decise di togliersi la vita. Gli anni amari sono tutto questo – conclude -. Sono gli anni in cui tutto sembrava possibile e non lo era, gli anni lontanissimi del nostro passato recente, quelli di un ragazzo che ha vissuto, con la sua aliena dolcezza, l’amarezza di un’esistenza simile a quella di nessun altro”. E ancora il regista (che dedica questa uscita a Patrick Zaki nelle carceri egiziane) : “Mario non si è battuto per l’omosessualità, ma per la liberazione e la felicità di ogni persona. Insomma non fu solo un leader, semmai un’icona imprendibile, un outsider del movimento omosessuale di allora”.
   

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