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Maternal, la maternità negata in Argentina

LOCARNO – Una madre adolescente che abbandona la sua piccola di 5 anni, un’altra coetanea incinta anaffettiva con il figlioletto che dice “ora siamo una famiglia” solo quando la giovane partorisce un fratellino e sente finalmente l’affetto della genitrice, una suora novizia che mette in dubbio la sua fede totale in Dio perché prova il desiderio di diventare mamma. E’ un film che dice molto e con una pluralità di chiavi di lettura ‘Maternal’ (Hogar), unica pellicola italiana in corsa per il Pardo d’Oro al Festival del cinema di Locarno, opera prima di Maura Delpero.

E’ una storia di finzione, ma basata su una realtà vera, dolente. In un hogar, una casa famiglia, gestito da religiose cattoliche italiane a Buenos Aires si intrecciano due mondi. Ragazzine incinte per inesperienza, povertà e brutte avventure vivono un passaggio che, invece di essere bello e fondante di una vita, è vissuto in maniera disturbata e infelice. E le suore, che pure tanto fanno per aiutarle, non vivranno però mai la maternità e per questo motivo forse hanno dubbi e dolori. In questo contesto dall’Italia arriva la bella suor Paola (l’attrice di origine ucraina Lidiya Liberman) che interagisce con Luciana (Augustina Malale, che in una struttura simile vive davvero) e Fatima (Denise Carrizo). Lu e Fa hanno un rapporto intenso; la prima però è insofferente, aggressiva, ribelle tanto da scappare dietro all’ennesimo hombre abbandonando la sua bimba (tra i pregi di ‘Maternal’ una ricostruzione onesta del rapporto fra giovanissime violento e volgare), mentre Fa in attesa del secondogenito odia il primo nato. Suor Paola diventa quindi una seconda mamma della bambina di Luciana e qui si apre un altro tema importante. La suora superiora comprende il suo stato d’animo – nel film la regista sembra agire per sottrazione, pochissimi sono i dialoghi – e la perdona perché ne vede l’amore non solo in Dio: è probabile che anche lei o tutte le religiose abbiano desiderato un figlio. Tuttavia quando Lu torna piena di lividi, dimentica della parabola del Figliol prodigo che cita con le consorelle, non la accoglie più e demanda allo Stato la decisione se lasciarle la patria potestà. E qui Suor Paola farà la sua scelta.

“Ho portato la mia esperienza personale nel film – spiega Maura Delpero -: per quattro anni ho insegnato cinema in una casa d’accoglienza per ragazze madri proprio nella capitale argentina. E mi è piaciuto raccontare di queste suore migranti, io poi faccio la spola fra Italia e Argentina. E’ un cinema di realtà, volevo raccontare ciò che conoscevo profondamente. Il cast è da film neorealista: Lu non aveva mai recitato, Fa aveva un po’ di esperienza di teatro”. “Io ho tre figli – dice Lidiya Liberman – e quindi mi sono molto immedesimata nel desiderio di essere madre che però io ho soddisfatto. La scelta di Suor Paola se continuare ad essere suora o avere un figlio non è spiegata. E’ un interrogativo che rimane aperto”.

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