ROMA – Mira Sorvino è felice e grata del momento che sta vivendo “e come parte del movimento #metoo, spero di aiutare a dare coraggio a tutte quelle donne che sono sopravvissute a forme di violenza, abusi e sopraffazioni”. Lo dice alla Festa del Cinema di Roma l’attrice premio Oscar, tra le prime a rivelare le violenze e gli abusi subiti da Harvey Weinstein. Il suo ribellarsi alle avance del produttore le era costato l’esclusione per anni da molti progetti di alto profilo, tra i quali Il signore degli anelli, come ha confermato Peter Jackson.
L’interprete di La dea dell’amore è nella selezione ufficiale con Drowning, film intimo, scritto, diretto e interpretato dall’amica Melora Walters, in prima mondiale alla Festa. Si racconta il viaggio interiore di Rose (Walters), una madre sopraffatta dal dolore e dalla paura, per la sorte del figlio, soldato in missione in Iraq. E’ solo uno dei tanti altri titoli nei quali Mira Sorvino è coinvolta da qui a due anni: “Nella vita di ogni attore ci sono alti e bassi, come mi ricorda sempre mio padre (il grande attore Paul Sorvino, ndr). Io per un periodo ero stata messa su una lista nera e non ho potuto lavorare, ora invece mi arrivano bellissimi script da straordinari registi e sceneggiatori, tanti altri progetti stanno iniziando e non posso ancora parlarne. Mi sento molto stimolata, lavoro con gioia e sono piena di speranza”.
In Drowning, Mira Sorvino interpreta Mary, proprietaria della libreria dove lavora Rose: “Melora è una delle mie più care amiche da vent’anni, avevo già recitato per lei in un corto e nella sua opera prima Watertiger Lily. Per Drowning voleva che Mary apparisse come una ‘bonne vivante’, che sa godersi la vita, frequenta tanti uomini, ma ti rendi conto che non è che una maschera. E’ una donna ferita, tradita dall’ex marito e in una grande solitudine”. La forza del film “è che tutti i personaggi hanno una profonda vita interiore. Oggi dominano le apparenze, si seguono gli influencer su Instagram, si vuole apparire a tutti costi sicuri di sé, ma come diceva mio nonno, nato a Napoli, indossiamo tutti i pantaloni una gamba alla volta. In tutti noi c’è sempre il dolore, il senso di perdita, la delusione”.
Il film è, infatti, anche una storia di sopravvivenza al dolore: “La forza non sta solo nel modo in cui sopravvivi, ma anche in come aiuti gli altri a sopravvivere. Io a inizio carriera ho interpretato Marilyn Monroe, che era alla perenne ricerca dell’amore, e ho sempre pensato che se avesse avuto qualcuno di cui prendersi cura si sarebbe salvata. Come sapete ho vissuto un periodo molto duro e ho la tendenza a chiudermi quando soffro. Ma è stato importantissimo condividere, le persone che mi sono state accanto sono state un sostegno fondamentale per me”.