(ANSA) – ROMA, FEB 7 – Trovare se stessa e un mondo più grande di quello al quale sembra destinata. E’ il motore (universale) che dà il via al viaggio di Pamela (Alina Serban), giovane ragazza madre rom, protagonista di Sola al mio matrimonio, opera prima di fiction della documentarista Marta Bergman, che dopo il debutto nel 2018 ad Acid Cannes, la sezione autonoma e parallela del Festival, dedicata al cinema indipendente, e la conquista di vari premi in altre rassegne (dall’International Women’s Film Festival of Salé in Marocco al Rome Independent Film Festival) arriva in sala dal 5 marzo con Cineclub Distribuzione Internazionale.
La romena Marta Bergman, già realizzatrice di vari documentari sulla comunità rom, si è ispirata “a tante donne, come Pamela, che ho incontrato – spiega a Roma, la cineasta, già al lavoro sul suo secondo film di fiction -. Volevo che il personaggio fosse veritiero e al tempo stesso con un lato romanzesco. Pamela alla fine fa una scelta che nella vita reale, forse sarebbe stata diversa”. Piena di vita, ribelle, mamma di una bambina piccola, senza lavoro e senza istruzione, schiacciata da una vita difficile con la nonna (Viorica Tudor), in un villaggio rom alle porte di Bucarest, Pamela, decide di cercare una vita diversa rivolgendosi a un’agenzia matrimoniale per sposare un uomo straniero (” i nostri non ti rispettano” spiega). Una strada per poter aiutare economicamente dall’estero la sua famiglia che pare realizzarsi, quando online, incontra Bruno (Tom Vermeir) belga timido e introverso, che fatica ad esprimere le proprie emozioni. Pamela, pur sapendo solo qualche parola di francese, una notte lascia la figlia, la nonna e la Romania per il Belgio, per iniziare un complesso percorso di conoscenza con Bruno, fra mancanze, sogni, dolori, errori e nuove scelte. (ANSA).