(ANSA) – ROMA, 30 APR – Nella striscia di terra dove il Tevere incontra il mare, da 60 anni sorgono le case dell’idroscalo di Ostia. Nel 2010 ne sono state abbattute la metà, e sono rimaste 500 famiglie che combattono le minacce della natura e dell’uomo, in una zona che gli abitanti chiamano Punta sacra. Questo è anche il titolo del documentario che li racconta, diretto da Francesca Mazzoleni, unica opera italiana selezionata in concorso all’International Film Festival Nyon – Visions du Réel, uno dei principali appuntamenti internazionali europei per i documentari.
L’edizione 2020 (17 aprile – 2 maggio), si svolge, per l’emergenza coronavirus, interamente online e c’è la possibilità di vedere i film del programma (Punta sacra è disponibile fino al 2 maggio) in streaming nella sala virtuale del festival.
In un mondo di casette precarie a perenne rischio di allagamento o demolizione, le persone provano a trovare un equilibrio in un quotidiano difficile. “Sono passati sette anni da quando ho messo per la prima volta piede all’Idroscalo di Ostia, e ho girato lì uno dei miei primi lavori, un cortometraggio – spiega la regista nelle note di produzione -. Così è partita una scintilla che, come spesso accade in questo lavoro, mi ha portata a passare lì mesi interi, a esplorare umanità e politica, e a tessere con alcune famiglie della comunità un rapporto di fiducia reciproco”. Generazioni ravvicinate, come nella famiglia tutta al femminile di Franca, giovane nonna e tra i leader nella comunità di abitanti della zona. “Sono otto anni che facciamo la battaglia per toglierci il nomignolo che ci davano di brutti, sporchi e cattivi, cani sciolti, baraccati, abusivi – spiega Franca, organizzando una delle azioni di protesta – Hanno cominciato a demolire l’idroscalo per fare alberghi e ristoranti… ci hanno rovinato la vita per un porto di fantasmi”. (ANSA).