Il titolo del film è già una trama. Si annuncia un’opera intrigante e poetica.
Il protagonista è l’attore Francesco Turbanti, già protagonista del film Margini presentato in concorso alla Settimana internazionale della critica della 79ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Turbanti sarà Joachim (Gioacchino), figlio di una famiglia benestante che lascia tutto per diventare pellegrino, mendicante, monaco cistercense, esegeta biblico, fondatore dell’Ordine florense. Ha delle esperienze mistiche e inizia così a sviluppare le prime intuizioni, profetizzando così l’avvento di una nuova era nella storia dell’umanità. Scrive sull’Apocalisse autorizzato da Papa Lucio III. Le sue idee oltrepassano lo spazio e il tempo, dopo 400 anni raggiungono Michelangelo Buonarroti alle quali si ispira per realizzare il Giudizio Universale della Cappella Sistina.
Dopo un viaggio in Terrasanta con i crociati Gioacchino decise di cambiare vita. Ritorna in Italia e raggiunge Roma e Casamari. Entra nel monastero cistercense dove riceve la tonsura, un vero rituale che proietta l’uomo nel mondo divino. L’attore Francesco Turbanti sul set ha voluto farsi una tonsura vera e propria, giorni di dieta, passeggiate a piedi scalzi, momenti di meditazione lontano dal frastuono alla ricerca del silenzio, quello intimo. Un periodo di training impegnativo per esplorare la vita intima di un monaco completo.
Il film, girato in altissima risoluzione 12K, è prodotto dalla Delta Star Pictures, sostenuto dal Ministero della Cultura e dalla Calabria Film Commission. La regia è di Jordan River (tra i pionieri del 3D in Italia), e sarà il primo film internazionale ispirato alla figura di Gioacchino da Fiore, che Dante Alighieri ha definito ‘di spirito profetico dotato’. Un gigante che ha illuminato le coscienze nel secolo XI (e non solo), tra le figure più influenti del nostro Medioevo, riformatore monastico, e, soprattutto, un visionario.
Il film – dice il regista – piacerà anche agli atei perché non pone l’attenzione ai miracoli, ma esplora le esperienze umane (che cosa spinge un uomo a lasciare tutto per diventare monaco?). Joachim – nel film si useranno nomi in latino – indaga sul senso ultimo della vita e diviene così il profeta della speranza, il filosofo dell’esistenza umana, il santo dei non credenti. Definito anche ‘pensatore pittorico’, uno dei suoi tre esemplari al mondo del Liber Figurarum è gelosamente conservato a Oxford.
Diversi nomi nel cast, tra cui l’attrice Elisabetta Pellini nel ruolo della Regina Costanza d’Altavilla, ma anche Giancarlo Martini (già co-protagonista nel film Freaks Out).
Sul set anche G-Max, con alle spalle una carriera nell’ambito della scena rap romana oltre che attore creativo in diversi film nazionali, che impersonificherà il personaggio dell’Abate Galfredus di Clairvaux. Sul set a novembre grande attesa anche per l’attore americano Nikolay Moss, vincitore del prestigioso premio Emmy Award; l’attore arriverà da Los Angeles per raggiungere il Castello di Theodoli per interpretare il ruolo di Re Riccardo I d’Inghilterra, detto Cuor di Leone.
Dopo le riprese estive in luoghi naturalisti unici nel sud italiano, ora la carovana cinematografica de ‘Il Monaco che vinse l’Apocalisse’ approda nel Lazio, tra le più belle location a pochi passi da Roma. Il regista ha voluto location mozzafiato: un percorso magico, pieno d’incanto nel Bosco Monumento Naturale del Sasseto. Si attraversa Blera un antico ponte romano a tre arcate, tre archi che ricordano i tre cerchi trinitari disegnati da Gioacchino nell’undicesima tavola del Liber Figurarum. Storie che s’intrecciano nel Borgo Fantasma di Celleno a pochi minuti dal Lago di Bolsena, nel Viterbese.
Si vivrà l’esperienza onirica nell’Antica Monterano, nel cuore della Riserva Naturale Regionale. Si prosegue al Castello di Theodoli, a Sambuci, per poi inoltrarsi tra le mura abbaziali del Protocenobio di San Sebastiano ad Alatri, un monastero che nel 528 circa ospitò anche Benedetto da Norcia. Si approderà anche nella magnifica Abbazia di Fossanova, il più antico esempio d’arte gotico-cistercense in Italia.
Non ci rimane che attendere per vivere e far riaffiorare ataviche e profonde emozioni impresse sulla pellicola; come annunciava Gioacchino, «Fiore non è ancora frutto, è la speranza del frutto».
Si vivrà l’esperienza onirica nell’Antica Monterano, nel cuore della Riserva Naturale Regionale. Si prosegue al Castello di Theodoli, a Sambuci, per poi inoltrarsi tra le mura abbaziali del Protocenobio di San Sebastiano ad Alatri, un monastero che nel 528 circa ospitò anche Benedetto da Norcia. Si approderà anche nella magnifica Abbazia di Fossanova, il più antico esempio d’arte gotico-cistercense in Italia.
Non ci rimane che attendere per vivere e far riaffiorare ataviche e profonde emozioni impresse sulla pellicola; come annunciava Gioacchino, «Fiore non è ancora frutto, è la speranza del frutto».