(ANSA) – ROMA, 31 GEN – Senza rimpianti ma con grande curiosità Gabriele Salvatores torna a Los Angeles: nel 1992 vinse l’Oscar per il miglior film straniero con Mediterraneo. Lo fa in questi giorni, presidente del festival Los Angeles, Italia (2-8 febbraio) che si svolge nella settimana prima della Notte degli Oscar. “Mi spaventa molto tornare e allo stesso tempo ne sono affascinato, l’anno in cui vinse Mediterraneo in nomination c’era un film capolavoro, Lanterne Rosse di Zhang Yimou, in fondo non me lo sono mai perdonato”, dice Salvatores. Quel febbraio di 28 anni fa gli ricorda anche altro, uno ‘sliding doors’ della sua vita privata e professionale, “per il quale devo dire non ho alcun rimpianto”.
E racconta: “Un certo Harvey Weinstein voleva che mi trasferissi qui dopo l’Oscar: mi offriva contratto, una villa a Malibu, ufficio, nuove produzioni per me e Maurizio Totti. Ma io dissi di no: a quell’epoca Hollywood era per me l’impero del male, forse non sbagliavo, comunque ne ero terrorizzato, spaventato, mi sembrava come vendere l’anima. E poi ad essere onesto il motivo era anche un altro per cui non accettai: ero innamoratissimo e l’idea di lasciare l’Italia era inconcepibile”.
Salvatores è alle prese con il progetto del nuovo film, “per la prima volta sarà una storia d’amore” e con la preparazione del ritorno alla Scala “a maggio con il Ballo in maschera”. Intanto a Los Angeles con il premio Oscar Nick Vallelonga presiede la rassegna di cinema italiano presentata dall’istituto Capri nel mondo e organizzata da Pascal Vicedomini (tra gli eventi la premiere di Odio l’estate di Aldo Giovanni e Giacomo e gli incontri con Francesca Archibugi, Elisa Amoruso, Ginevra Elkann, Remo Girone, Franco Nero, Marco Bocci, Francesco Di Leva, Ezio Greggio, Chiara Ferragni). E respira l’aria febbricitante della vigilia degli Oscar.