Senza rimpianti ma con grande curiosità Gabriele Salvatores torna a Los Angeles: nel 1992 vinse l’Oscar per il miglior film straniero con Mediterraneo, storia corale di un gruppo di militari italiani di presidio su un’isola della Grecia durante la Seconda guerra mondiale e da quel momento esaltante non è più ritornato. Lo fa in questi giorni, presidente del festival Los Angeles, Italia che si svolge nella settimana prima della Notte degli Oscar.
“Mi spaventa molto tornare e allo stesso tempo ne sono affascinato, l’anno in cui vinse Mediterraneo in nomination c’era un film capolavoro, Lanterne Rosse di Zhang Yimou, in fondo non me lo sono mai perdonato”, dice con modestia in un’intervista all’ANSA Salvatores. Quel febbraio di 28 anni fa gli ricorda anche altro, uno ‘sliding doors’ della sua vita privata e professionale, “per il quale devo dire non ho alcun rimpianto”. E racconta: “Un certo Harvey Weinstein voleva che mi trasferissi qui dopo l’Oscar: mi offriva contratto, una villa a Malibu, ufficio, nuove produzioni per me e Maurizio Totti. Ma io dissi di no: a quell’epoca Hollywood era per me l’impero del male, forse non sbagliavo, comunque ne ero terrorizzato, spaventato, mi sembrava come vendere l’anima. E poi ad essere onesto il motivo era anche un altro per cui non accettai: ero innamoratissimo e l’idea di lasciare l’Italia era inconcepibile”.
Salvatores è alle prese con il progetto del nuovo film, “per la prima volta sarà una storia d’amore” e con la preparazione del ritorno alla Scala “a maggio con il Ballo in maschera”.
Intanto a Los Angeles presiede con Nick Vallelonga (Green Book) la rassegna di cinema italiano presentata dall’istituto Capri nel mondo e organizzata da Pascal Vicedomini (tra gli eventi la premiere di Odio l’estate di Aldo Giovanni e Giacomo e gli incontri con Francesca Archibugi, Elisa Amoruso, Ginevra Elkann, Remo Girone, Franco Nero, Marco Bocci, Francesco Di Leva, Ezio Greggio, Chiara Ferragni). E respira l’aria febbricitante della vigilia degli Oscar. “Non ho votato anche se ne avrei il diritto da ex premiato, perché non mi sono mai registrato”, ammette, ma i film candidati li ha visti e amati ed ecco cosa ne pensa. “1917 di Sam Mendes mi è piaciuto molto ha tanti momenti poetici emozionanti. La fotografia di Roger Deakins è pazzesca, spero vinca la statuetta anche lui. Ho visto il film con il mio direttore della fotografia, impressionante realizzare un piano sequenza così lungo con tutte quelle persone da truccare. E anche Storia di un matrimonio di Noah Baumbach mi è piaciuto molto, io penso che il cinema in Italia, in Europa debba andare in quella direzione lì, essere sempre più poesia e sempre meno romanzo, racconto fino a se stesso. Per quello ci sono le serie tv, le guardi, ti piacciono ma difficilmente ti lasciano qualcosa come accade con un film potente”.
Quanto a C’era una volta Hollywood di Tarantino Salvatores non è del tutto convinto, “lui mi piace molto ovviamente, ma da un po’ sembra aver preso a fare film per se stesso come se fosse importante più della credibilità del racconto la sua capacità di intrattenere. Brad Pitt? Solo lui poteva fare la controfigura a DiCaprio. E’ sempre stato considerato bello più che bravo, in fondo sconta un pregiudizio di solito legato alle attrici, ma qui da davvero una grande prova”. Joker di Todd Phillips “l’ho visto due tre volte trovandoci ogni volta altri dettagli interessanti, è un film di emozioni e pensieri che ti fa riflettere specie in questo momento di odio e rabbia. E poi ho amato quei riferimenti al cinema americano degli anni ’70 e trovo Joaquin Phoenix bravissimo”. Altro film “monstre” è The Irishman che Salvatores giudica “molto bello e con un cast incredibile, compreso Joe Pesci un attore che mi è sempre piaciuto molto”. Parasite di Bong Joon-ho “è potente e di grande attualità perché il tema delle classi sociali è sempre più centrale nella nostra società”.
Salvatores è andato a vedere Piccole Donne di Greta Gerwig “senza aver mai letto il romanzo e ho trovato la protagonista Saoirse Ronan un’attrice fantastica”. Giudizio sospeso per Jojo Rabbit e Ford v Ferrari: “Devo ancora andarli a vedere”. (ANSA).