Aleksandr Sokurov, regista russo oggi alla 20/ma edizione del Festival del cinema Europeo di Lecce, dove riceverà stasera l’Olivo d’oro alla carriera, si racconta tra passato e futuro con grande e compassata saggezza, ma si lascia andare solo quando si affronta il tema denaro, vero demonio di quest’epoca: “Nessuna religione – dice all’incontro – oggi sa come affrontare questo problema. Tutto, alla fine, viene tradotto in denaro. La finanza ha ucciso Cristo e non lo farà mai più risorgere. Neppure gli stessi islamici – aggiunge -, che si vantano del loro integralismo, hanno davvero risolto il problema dei soldi e, per quanto riguarda il passato, sappiamo tutti come è andata a finire anche nell’Unione Sovietica”.
Ma il regista, classe 1951, Leone d’oro a Venezia 2011 con il Faust che chiuse allora la tetralogia sul potere iniziata con Moloch, non sta certo con le mani in mano: “Il Museo Hermitage mi ha dato l’incarico di curare il padiglione russo alla Biennale arte di Venezia e io ho coinvolto tanti giovani artisti. Tutto sarà incentrato su uno dei capolavori custoditi all’interno del museo, ovvero ‘Il ritorno del figliol prodigo’ di Rembrandt del 1668. Ed è attorno a quest’opera che ruota l’installazione che abbiamo creato per il Padiglione della Russia ai Giardini. Il 10 aprile – aggiunge – una colonna di camion è partita da Pietroburgo verso Venezia, spero che sia una cosa bella per voi da vedere l’8 maggio, giorno dell’inaugurazione”. Ma questo artista, mistico e visionario, sta lavorando anche ad un altro progetto che coinvolge anche gli storici archivi dell’istituto Luce di Cinecittà e che ha come titolo provvisorio ‘La risata tra le lacrime’. Il regista è infatti alla ricerca di filmati di Hitler, Stalin, Churchill e Mussolini: ”Sono autore, sceneggiatore e regista di questo progetto – dice – che vede coinvolti anche tanti altri archivi internazionali . L’intenzione è quella di far capire al grande pubblico come sia potuto accadere il disastro della Seconda guerra mondiale. E questo anche dal punto di vista dei rapporti umani, dei caratteri di certi grandi personaggi a volte responsabili della morte di milioni di persone e che non andranno mai all’Inferno”.
Per l’autore di Madre e figlio (1997), giudicato da gran parte della critica il suo capolavoro, un po’ di stanchezza: “Penso sempre più spesso che non voglio più fare cinema, sono stanco. Non credo di riuscire a trovare oggi le immagini di ciò che vorrei dire. Se non avessi fatto il regista – aggiunge – probabilmente avrei fatto medicina o ingegneria aerospaziale”. E Sokurov non nasconde, infine, la possibilità di poter girare in un prossimo futuro un film in Puglia tra la evidente soddisfazione del presidente della regione, Michele Emiliano, e del direttore artistico del festival, Alberto La Monica presenti all’incontro. Sull’Italia cinematografica tanta curiosità e delusione da parte del regista russo. “Non ho visto – dice – un film che mi parli chiaramente di chi è oggi un italiano, di cosa pensa davvero. Credo insomma che oggi non esistano più in Italia donne come Anna Magnani. Peccato”.