(ANSA) – ROMA, 04 LUG – Con un titolo cosi, “Supremacy – La razza eletta”, nessuno si aspettava certo molta accondiscendenza per i protagonisti di questa storia ispirata a un fatto di cronaca (la storia di Walter Scully Jr., suprematista bianco affiliato alla Fratellanza Ariana), ma nel caso di questo lungometraggio si è forse esagerato. E così i due suprematisti bianchi protagonisti della storia, come ha notato anche gran parte della critica americana, sono carenti sia in spessore che in dialoghi. Con il film diretto da Deon Taylor e che sarà distribuito da Cloud 9 Film dal 6 luglio in anteprima su Sky Primafila e, dall’11 luglio, su Chili, Rakuten, Tim Vision, Apple Tv, Infinity Tv, Google Play, Cg Digital e The Film Club, ci troviamo nel più classico dei thriller con tanto sequestro di persona da parte di criminali in fuga che alla cattiveria uniscono una spruzzata di nazismo e razzismo. Tutto inizia quando un criminale razzista appena uscito di prigione, Garret ‘Tully’ Fuller (Joe Anderson), esponente della Nazione Ariana, trova ad accoglierlo fuori dal carcere Doreen (Dawn Olivieri) una groupie del suo movimento che deve portarlo al sicuro. Garret è poco più di un deficiente violento che, ad esempio, di Hitler sembra sapere solo con certezza che era un uomo basso. Doreen è anche peggio di lui: una psicopatica esagitata con un quoziente di intelligenza pari a zero. Fatto sta che nella loro fuga, i due , dopo aver ucciso un agente di colore che li aveva fermati a un controllo, si ritrovano a rifugiarsi nella casa sbagliata quella ‘all black’ e con tanto di autorevole patriarca Sonny Walker (Danny Glover, candidato a quattro Emmy Awards per “Mandela”). Un uomo, quest’ultimo, anche lui ex detenuto e che saprà così tener testa al giovane Garret bravo solo nel dire ‘nigger’ e minacciare continuamente con la sua pistola. Il film, stroncato dalla critica americana, è stato salvato invece dal pubblico Usa che ne ha comunque apprezzato l’impianto da thriller classico. Andato in sala negli Usa nel gennaio 2015, Supremacy approda solo ora in Italia molto probabilmente per un’operazione di marketing legata non solo al Black Lives Matter, ma anche alle derive di destra negli States come in Europa. Tornando alla storia vera, quando fu rilasciato dalla prigione statale di Pelican Bay, va detto che Scully aveva ricevuto precisi ordini dalla Fratellanza ariana per raccogliere fondi attraverso rapine. Il giorno successivo al suo rilascio, il 29 marzo 1995, uccise così lo sceriffo Trejo, 58 anni, a colpi di arma da fuoco sull’autostrada 12, un miglio ad Est di Sebastopoli. La Corte Suprema della contea di Sonoma lo condannò a 274 anni di prigione per ulteriori 11 condanne e accuse per reati, sebbene abbia mantenuto l’ordine in attesa del processo di appello contro la pena di morte. Infine, una curiosità: il regista Deon Taylor ha dichiarato in una intervista di aver parlato con la famiglia presa in ostaggio e di aver avuto una “conversazione incredibile” su tutto ciò che era accaduto. Non ha avuto invece abbastanza tempo per parlare con Scully, che all’epoca era nel braccio della morte, così conclude: “ho dovuto ricostruire tutto solo nella prospettiva della famiglia, era l’unica cosa che potevo fare”.
Supremacy, l’odio razziale in un thriller
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By Redazione
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