(ANSA) – ROMA, 13 APR – Sono in genere molto giovani, spesso religiosi e idealisti (il nucleo principale è nelle Filippine) e passano, ogni giorno, ore e ore a individuare e eliminare dal web e dai social video e altri materiali violenti. Dalle immagini delle decapitazioni dell’Isis a quelle degli abusi sui bambini. Parliamo dei ‘content moderators’ o, meglio, degli spazzini (segreti) della rete, per colossi come Google e Facebook. Figure che si raccontano per la prima volta in Quello che i social non dicono – The Cleaners, il documentario di Hans Block e Moritz Riesewieck, passato in festival come Sundance e Biografilm, in sala come evento dal 14 al 17 aprile con I Wonder Pictures.
“L’idea per il film – spiega all’ANSA Hans Block – ci è venuta qualche anno fa, quando fu diffuso online, causando uno shock globale, il video di una bambina di cinque o sei anni violentata da un adulto. Ci siamo chiesti a chi fosse dato il compito materialmente di non far arrivare sulla rete quegli orrori e ci siamo messi a indagare”.