Frozen 2 e le sue 800 sale, le altrettante o chissà di più dell’atteso Tolo Tolo di Checco Zalone il 1 gennaio, le file fuori per i film d’autore, meglio se in lingua originale fosse anche in sudcoreano, i cinema tristemente chiusi, i posti di lavoro persi e il degrado stradale tutto intorno, il boom delle library sulle piattaforme, i film che escono solo per tre giorni e pazienza se li perdi tanto li recuperi su Netflix, Amazon o dove sia e inoltre, guardando all’estero, il nemico numero 1 che salva l’ultimo monosala di New York, il Paris (non è beneficenza, serve una vetrina per andare all’Oscar): il cinema, mai così diffuso, mai così amato, mai così vitale dai kolossal dei fumetti Marvel al Parasite di Bong Joon-ho vive una fase di transizione e per l’esercizio cinematografico il momento è contrastante tra crisi pesante e nuovi orizzonti.
“I contenuti – dice in un’intervista all’ANSA Andrea Occhipinti, una delle personalità forti del mondo del cinema italiano, produttore, distributore ed esercente – non sono mai stati così necessari, ne siamo affamati e li cerchiamo ovunque, sui telefonini, sui device ma anche in sala. Chiariamo subito che sul tema non c’è crisi affatto, semmai ci sono contrastanti segnali sul cinema in sala, ma io ritengo che ci sia un grande futuro davanti, a patto di essere protagonisti di rinnovamento”.
I dati dell’anno sul mercato cinematografico italiano, qui in anteprima, testimoniano un trend positivo: +13.8% d’incassi sul 2018, +12.7% sul numero delle presenze, con una decisiva estate finalmente in marcia grazie al progetto coordinato Moviement: la migliore estate dal 2011: +45.6% d’incassi sul 2018, +37.8% di presenze sull’anno scorso. Non sono tutte rose e fiori, si è detto all’inizio che la fase è di transizione e i contrasti sono evidenti. Secondo Occhipinti, fondatore e presidente di Lucky Red, “è indipendente dalla nuova abitudine delle piattaforme”, il fenomeno “tutto italiano” delle uscite evento di due, tre giorni: “in nessun paese così tante”, dovuto a suo parere dall’abitudine di ripetere un modello che ha funzionato, come ad esempio le uscite dei concert film, peccato che “questa proposta eccessiva rischia di danneggiare i film: non tutti meritano l’uscita evento e riducono la vita già breve a molte pellicole, per il passaparola ad esempio non c’è più tempo”.
C’è un problema sicuramente di overdose di uscite: tanti debutti in sala ogni settimana, troppi, anche di film che non avrebbero motivo di uscire sul grande schermo. L’effetto collaterale è che “tutto fa meno come incassi, tranne pochi picchi, perché indubbiamente c’è troppa roba in giro”. Ma eccoci agli aspetti positivi, che sono più di uno: innanzitutto il box office globale, un’estate finalmente che si muove e dunque la famosa stagione cinema che si allunga, con la conseguenza che aumenta lo spazio e le uscite non sono concentrate solo in otto mesi l’anno. E’ certamente merito di Netflix e delle altre piattaforme streaming che hanno abituato lo spettatore a cambiare le abitudini, ad esempio sui film doppiati, la sempre maggiore richiesta di proiezioni in lingua originale: accade in questi giorni con J’accuse di Roman Polanski, in francese, e persino con Parasite, palma d’oro di Cannes (Oscar straniero dell’anno? Certamente per Il traditore di Bellocchio è un più che temibile avversario) che è recitato in coreano. Capita di vedere poi file fuori i cinema con programmazione d’autore, di qualità, quasi d’essai per usare un termine antico. Le sale affollate per il ritorno di Elsa di Frozen le diamo per scontate, un po’ meno per Allen e Konchalovsky (un inedito Michelangelo). Merito anche dei cinema rinnovati che rendono l’esperienza in sala molto diversa da una proiezione casalinga in streaming, con poltrone comfort, qualità di visione e magari prossimamente in ambienti salotto con cui socializzare prima o dopo il film.
A Roma il cinema 4 Fontane che ha riaperto dopo la ristrutturazione, ha avuto, racconta Occhipinti che è tra i soci con Circuito Cinema, “le presenze quasi raddoppiate in un mese, segno che l’ambiente confortevole è decisivo per far tornare il pubblico a vedere i film in sala”. “Il ministro Franceschini era stato lungimirante prevedendo nella legge cinema il finanziamento per il rinnovo delle sale, il decreto attuativo c’è ma non è mai decollato, sarebbe invece quanto mai opportuno.
I costi per tenere aperta una sala cinematografica sono molto alti, tra affitti, personale ecc, per evitare che ne chiudano sempre di più e che i centri storici si impoveriscano la direzione è il rinnovamento: dove è stato fatto, e gli esempi sono vari in tutta Italia, ha sempre portato bene”.
Pensavamo che il cinema in sala fosse morto? Lo tsunami dello streaming ce lo aveva fatto credere, in realtà era solo svenuto e si sta risvegliando purché a certe condizioni: “film – conclude Occhipinti – per cui valga la pena uscire, cercare parcheggio, spendere i soldi del biglietto, passando del tempo piacevole in un posto accogliente”.