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25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. La proposta di COEMM

Per tentare di fermare il fenomeno vergognoso e disumano della violenza sulle donne si dovrebbe partire da una massiccia prevenzione, iniziando dagli alunni delle scuole materne e dai loro formatori. Ma ci vorranno anni e anni per cambiare

Il 25 novembre si avvicina, anche e soprattutto per celebrare la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Fra i fiumi d’inchiostro e i tanti milioni di battute sui tasti di computer, telefonini ed iPad, mi permetto anch’io di lanciare la seguente e indicativa riflessione. Aldilà delle belle frasi e delle tante incompiute intenzioni sul tema, propongo: non sarebbe utile iniziare a fare un piano di prevenzione saggio e corposamente complessivo? Per tentare di fermare il fenomeno vergognoso e disumano della violenza sulle donne, infatti, si dovrebbe partire da una massiccia prevenzione, specie ad iniziare dagli alunni delle scuole materne e dai loro formatori. Volendo essere seri, aggiungendo che ci vorranno anni e anni per invertire la drammatica piega della suddetta violenza. Peraltro, stanti così le varie politiche sul tema, a mio avviso, a meno di una inversione di rotta, i dati drammatici peggioreranno sempre più.

 

La prevenzione etica e saggia deve necessariamente partire dai seguenti punti: 

1. Riforma graduale ma radicale di ogni comparto economico, sociale e finanziario, tenendo conto di un inevitabile cambio dell’attuale paradigma economico, sociale e finanziario. Quello che poggia sulla emissione a debito del denaro (per infrastrutture e servizi strategici dello Stato), è oramai fallito per sempre! 
2. Promuovere il diritto di dignità per tutti i maggiorenni. Dando modo agli Esseri Umani, fin dal concepimento, di ottenere un valoriale credito da restituire alla Collettività in termini naturali di etica, altruismo e solidarietà. 
3. Promuovere una nuova visione culturale per il rispetto di tutto ciò che è principio naturale. Finendola d’incentivare trasmissioni televisive, stampa e social network su tutto ciò che promuove il disequilibrio nella “naturale competizione” maschio-femmina.

 

Il programma di riforma che il Progetto ed il programma COEMM propongono è il seguente: 

A. Prima di tutto la riforma della dignità nel lavoro. In un’era che sarà sempre più tecnologica, serve ridurre l’orario lavorativo dei dipendenti a 4 ore giornaliere per 5 gg settimana x 42 settimane anno; a pari stipendio di quello delle attuali 8 ore lavorative. 

B. Di pari passo, serve la riforma d’incentivo per chi “imprende” (sia esso professionista, artigiano, commerciante o altra impresa). Proponiamo che la Collettività comprenda quanto l’imprenditore sia indispensabile per equilibrare la funzione del comparto pubblico. A tale imprenditore va riconosciuto un incentivo, pari allo stipendio di un dipendente, per ognuno di quelli già assunto a tempo indeterminato dall’impresa. Lo Stato (ovvero i singoli che lo compongono) deve comprendere che l’equilibrio corretto si può reggere solo in questo modo. Il resto è solo noia e “turbo capitalismo” dai principi cannibaleschi ed oramai giunti agli sgoccioli della loro schiavistica esistenza. 

C. Con le premesse di cui sopra la famiglia tornerebbe ad essere la cellula fulcro dell’esistenza collettiva. Senza la famiglia come esempio di cellula vivente dell’insieme Umano, che la natura evidenzia in tutto il suo potenziale armonico, nessuna società può reggere a lungo; specie nell’era moderna delle ipertecnologie. 

D. Con le riforme di cui sopra la figura femminile diverrebbe naturalmente libera di seguire il compito che la natura gli acconsente: di madre, di compagna, pur se imprenditrice o dipendente. 

E. Ovviamente sono tanti i distinguo e le opportunità che vanno soppesati per un argomento così imponente è degno di attenzioni mirate. A questa suddetta sintesi vanno poi corredati approfonditi lavori convegnistici, ove si coinvolgano i massimi esponenti della cultura, per analisi e proposte mirate e sensate. 

Il resto, purtroppo, rimarranno solo tanti “blablà” e celebrazioni di mero business. 

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