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56 anni fa il dramma del Vajont

Un governo nuovo del territorio dove avviare un progetto partecipato di riqualificazione fluviale, ambientale e paesaggistica, perché nopn accadano più disastri idrogeologici. E’ la proposta del WWF Italia contenuta nel dossier ‘Vajont anno zero: 1963-2013. Consumo del suolo e rischio idrogeologico, un territorio da ripensare’ pubblicato nel 2013, in occasione del cinquantesimo anniversario della tragedia del Vajont, che oggi riproponiamo in occasione del 56° anniversario.

Nel dossier del WWF si documenta come il comune sia stato ricostruito ma anche come la sua superficie urbanizzata sia quadruplicata e ci sia spinti a costruire fin dentro il fiume: la tragedia sembra aver spazzato via anche quella cultura che conosceva il fiume e  saggiamente lo temeva. La fascia fluviale lungo il Piave nel Comune di Longarone è in gran parte occupata da aree industriali all’interno delle quali vi sono molte zone abbandonate.

“Il Monte Toc non poteva sopportare le sollecitazioni di quell’invaso artificiale. Dopo tante altre tragedie che hanno caratterizzato la storia del nostro Paese in questi ultimi 50 anni, dobbiamo imparare la lezione: tutta l’operazione della diga del Vajont è stata fatta senza tenere in conto il delicatissimo equilibrio idrogeologico del territorio. Negli ultimi 50 anni si è proceduto alla cementificazione ed edificazione indiscriminata delle valli, ma non possiamo continuare a ignorare le aree a rischio idrogeologico che le Autorità di bacino, delegittimate e senza fondi, hanno catalogato e comunicato a tutti gli enti, comuni inclusi” ha detto Andrea Agapito Ludovici tra gli autori del dossier.

Consumo di suolo quadruplicato in 50 anni. Il territorio ricoperto dal cemento in Italia dal secondo dopoguerra è quadruplicata ed è oggi valutabile intorno al 7,5% della superficie nazionale, contribuendo a rendere più precario l’equilibrio idrogeologico, dissipando le nostre risorse naturali e amplificando i fenomeni estremi causati dai cambiamenti climatici

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