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Calolziocorte, municipio
Zone rosse per i migranti. A Calolziocorte, in provincia di Lecco, il Comune a guida leghista ha approvato un nuovo regolamento che impedisce l’apertura di centri d’accoglienza in determinate zone della città, ad esempio nei pressi di scuole o della stazione. “Non è questione di avere tanti o pochi migranti, ma di mettere delle regole che favoriscano l’integrazione”, spiega il sindaco Marco Ghezzi (Lega) alla trasmissione Circo Massimo su Radio Capital.
“Bisogna cercare di porre le condizioni – aggiunge – perché queste persone possano essere accolte in ambienti dignitosi”. Nella zona della stazione, secondo Ghezzi, “non possono starci centri d’accoglienza, ci sono già situazioni di degrado: ci sono scontri tra bande, ci sono persone che non pagano il biglietto e picchiano i controllori, situazioni di questo tipo”.
E chiarisce: “Ai migranti non è vietato avvicinarsi alle scuole: è vietato istituire centri d’accoglienza nelle vicinanze. E in modo particolare alla stazione, che è già una zona difficile. Siccome i cittadini di quella zona già sono aggravati da problematiche non indifferenti, volevamo regolamentare la cosa per non creare ulteriore disagio e situazioni di tensione”.
Il primo cittadino vuole evitare l’apertura di centri di accoglienza in zone limitrofe alle scuole perché “in un altro centro d’accoglienza, a Lecco, si faceva spaccio di droga”, quindi “in modo preventivo, e per salvaguardare i plessi scolastici, abbiamo preso questa decisione. Esiste il rischio che nel centro d’accoglienza si faccia spaccio, per questo il buonsenso dice di mettere questi centri in un posto che per il Comune è migliore e che può favorire meglio l’integrazione. Ma a Calolziocorte non abbiamo nessuna emergenza droga, è solo una questione di buonsenso”.
Nel paese, continua Ghezzi, ci sono “14 mila cittadini e 20-30 migranti, che non spacciano, la cooperativa che gestisce i centri d’accoglienza è molto efficiente, non vorrei sollevare polemiche dove non ci sono. L’iniziativa non è inutile, ma preventiva”. E a chi dice che ricorda l’apartheid, risponde: “È una stupidaggine. Non c’è nessun pregiudizio. Ho viaggiato per il mondo, non faccio distinzioni fra le persone per il colore della pelle, e voglio l’integrazione”.
Un ascoltatore di Radio Capital scrive che c’è chi chiama il comune “Calolziocongo”, anche se i migranti sono pochi: “C’è molto di percepito, ma proprio perché il percepito genera situazioni per cui la gente va in piazza e dice ‘non li vogliamo qui’ noi dobbiamo cercare di evitare quel percepito, e quindi sistemare queste persone nelle condizioni migliori però dove il Comune sa che non possono generare conflitti fra la popolazione. È un obiettivo di buonsenso”. Nessun input dal ministro dell’interno Salvini: “È stata una mia iniziativa”, conclude il sindaco Ghezzi.
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