di Ester Campese
Incontriamo la designer di gioielli Barbara Consoni fondatrice del brand “Barbarella Jewelry” che recentemente ha realizzato una collezione che tanto ci ha appassionati per il suo stile e per l’originalità, nonché per l’unicità dei suoi pezzi. È la celebrazione delle diversità umane , là dove in ogni gioiello i pavé creano peculiarità che distinguono e creano la ricchezza del patrimonio umano.
La designer Barbara Consoni ci ha svelato alcuni particolari interessanti del suo lavoro e dei suoi momenti creativi. Barbara desidera, attraverso le sue creazioni, mettere in evidenza un concetto legato all’interiorità dell’uomo con una ricerca e studi approfonditi che la portano a realizzare gioielli concettuali che in se racchiudono simboli e metafore che riflettono la dimensione umana.
Barbara Consoni è tra l’altro membro dell’Associazione “Officine di talenti preziosi” di Marina Valli, presidente, nonché figlia di Giovanni Valli, storico designer di Bulgari dal 1945 al 1990. Ha partecipato a manifestazioni dedicate al settore quali Alta Roma, per le edizioni 2017 e 2018, Sabo Fair Roma nel 2017 e 2018 e alla Gold Italy Oro Arezzo. Da quest’anno inoltre Barbara Consoni è membro del direttivo dell’associazione, nonché della commissione progettuale.
Barbara parlaci di te, come è nata la scelta di creare gioielli realizzati a mano?
Intanto è stata una seconda opportunità e scelta professionale della mia vita. A 40 anni infatti ho cambiato lavoro ed avendo una formazione che va dal classico all’architettura, ho potuto traguardare la soglia del design del gioiello. Ho realizzato subito “Stelle” la mia prima collezione. Non ho voluto creare qualcosa di fatuo o che si potesse rovinare, ma da subito mi sono indirizzata verso una scelta di eccellenza ed etica del gioiello fatto a mano. Il materiale che scelgo proviene da miniere certificate e nel rispetto della natura. In questo momento sto producendo ad Arezzo su larga scala tutte le collezioni che fino ad ora ho realizzate, e come dicevi nell’introduzione mantenendo una sorta di unicità dei pezzi. La scelta di creare gioielli fatti a mano è stata naturale, come una strada quasi già delineata, qualcosa che dovevo percorrere, e mi sono ritrovata ad avere un sito e gestire una piccola collezione proprio per esaltare l’eccellenza. Ho prodotto una collezione raffinata e delicata che è stata molto apprezzata, mantenendo nel contempo una sobrietà data dalla linea del design e dai materiali utilizzati. Nel 2017, poi, l’incontro fortunato con Marina Valli, figlia dello storico designer di Bulgari, che ha apprezzato le mie creazioni e così sono entrata a far parte dell’Associazione “Officine di talenti preziosi” che quell’anno aveva siglato la partnership con Alta Roma, da subito così ho visto sfilare i miei gioielli su prestigiosi scenari.
Che cos’è il gioiello per te?
Il gioiello a mio parere deve rappresentare qualcosa di bello e regalare l’estasi di possedere un oggetto bello. Per me è dare gioia o comunque riuscire a trasferire un’idea progettuale attraverso la materia. E’ una grande sfida ma anche una grande soddisfazione. C’è anche un’altra accezione, il gioiello che io creo deve essere un qualcosa che caratterizza la personalità e l’identità di chi poi lo indosserà cogliendone le tante sfaccettature. Quindi in effetti il gioiello ha tante valenze, non escluso il concetto del lusso, ma con un’accezione ed un concetto che vanno oltre. Non è solo uno status symbol, ma il vero lusso del gioiello è rappresentare se stessi con esso.
Le tue collezioni sono frutto di ricerca e studi approfonditi, come coniughi tradizione ed innovazione?
Devo ringraziare l’incontro con l’Associazione “Officine di talenti preziosi”. Da li ho cominciato un approccio, derivante anche dal mio background, uno studio effettivo che ho fatto nel campo sia scientifico che delle neuroscienze, ma anche della filosofia, dovendomi occupare del sesto senso. Ho anche approfondito studi religiosi come il buddismo, approcciandomi dunque ad un approfonditi studi su più fronti. Ho acquisito un qualcosa all’interno della mia anima che mi ha restituito e reso un’immagine e mi è venute “di fronte” avevo l’idea di ciò che desideravo realizzare. Al di là di questa esperienza del 2017 , il mio approccio progettuale è rimasto lo stesso. Quindi studio ricerca immagini e poi metabolizzare fino ad avere in regalo L idea.
Per te il processo creativo come arriva?
Il mio processo creativo viene dopo una profonda elaborazione, fatta di studio e ricerca e ad un certo punto “sboccia” un’immagine quasi un’illuminazione e si “crea” nella mia mente un’immagine di riferimento. Mi è capitato quasi sempre così. L’immagine giunge dopo che ho metabolizzato profondamente i concetti, le emozioni e poi eccola che “arriva”.
Hai un rituale che ti aiuta a concentrarti?
Ahimè no. Mi piacerebbe dirti di si, tipo “thè e sigaretta”, ma ho una vita piena ed a volte caotica. Ho un carico gestionale molto forte per cui non ho spazio per i riti, ma quando devo lavorare, ovunque mi trovi, riesco come attraverso un gesto catartico a concentrarmi ed avere il mio spazio.
Il concetto che sta dietro i tuoi gioielli?
In ogni collezione c’è un messaggio. Proprio come in qualsiasi tipo di arte, scultorea, pittorica, poetica. Anche nel mio lavoro tengo molto a questo, credo sia il mio distinguo. Voglio comunicare un messaggio e non uso solo l’estetica fine a se stessa. Quindi attraverso i miei gioielli desidero delineare e trasmettere qualcosa di preciso. La ricerco dell’estetica poi è un elemento che chiude il cerchio. Non è un caso che i miei gioielli siano legati ad una forma organica, all’interiore ,come l’anima, giungere all’essenza dell’essere umano o al suo cervello.
Tra le tue creazioni, c’è un gioiello cui non rinunceresti mai?
Non uno solo. Probabilmente quello cui tengo di più è il gioiello che rappresenta il sesto senso “Ajna la mente si apre all’intuizione”. E’ un grande anello “due pezzi” che ha una parte esterna che riproduce il “vestito” della mente che si apre agli stimoli esterni. La parte interna invece è la mente rappresentata dalla mappa neuronale e dalle sinapsi che costituiscono la fotografia del pensiero umano. All’interno oscilla libera ,sulla sommità “l’intuizione” , una sfera d’agata. Il gioiello è realizzato in argento zaffiri e brillanti, ed anche il colore che ho scelto non è a caso, l’indaco, il colore del sesto senso o terzo occhio legato alla spiritualità ed al risveglio interiore.
E invece una collezione a cui sei più legata?
Anche qui, sono diverse, ma quella a cui sono legata è “il sesto senso” e quella del “profilo umano” che anche ha un significato ben radicato in me.
Cosa provi quando vedi una donna indossare le tue creazioni?
Ne sono soddisfatta, mi inorgoglisce e mi fa un grande piacere, realizzare un oggetto e vederlo indossare ad una donna. Mi appaga perché sento di aver dato qualcosa di bello a qualcuno che lo ha apprezzato. E’ proprio il concetto che sono riuscita a trasferire gioia e bellezza da a me qualcun altro.
Verso quale tipologia di donna ti orienti quando progetti un gioiello?
Non penso a questo quando creo una collezione , ma di sicuro è una donna che ha una certa cultura, una buona coscienza di se, una personalità spiccata che cerca qualcosa di specifico e particolare , un qualcosa di diverso dal solito. Di Maison ce ne sono tante, chi viene da me desidera qualcosa che sappia cogliere aspetti interiori che il gioiello classico non esprime
La tua prossima collezione?
Non si può rivelare ancora. Verrà svelata da luglio in poi.