(ANSA) – BOLOGNA, 25 NOV – La Corte di assise di appello di
Bologna ha confermato la condanna a 30 anni per Nicolino
Sarcone, uomo ritenuto al vertice della ‘Ndrangheta emiliana
finita al centro delle inchieste ‘Aemilia’ e giudicato in
abbreviato per gli omicidi di Nicola Vasapollo e Giuseppe
Ruggiero, commessi il 21 settembre e il 22 ottobre 1992,
rispettivamente a Reggio Emilia e Brescello. La conferma della
pena è stata chiesta dal sostituto procuratore generale Lucia
Musti. Si tratta di un processo su un ‘cold case’ che a ottobre 2017
ha portato ad arresti dopo un’indagine coordinata dalla Dda. A
inizio ottobre a Reggio Emilia si è concluso il processo per chi
ha scelto il rito ordinario, con la condanna all’ergastolo del
boss Nicolino Grande Aracri, per l’omicidio Ruggiero, e
l’assoluzione di altri tre imputati. Per gli inquirenti i due
delitti devono essere collocati in una guerra di mafia: da una
parte le famiglie Dragone, Grande Aracri, Ciampà e Arena,
dall’altra gli ‘scissionisti’ Vasapollo e Ruggiero.
Come ricordato da Musti in aula, Sarcone era uno dei killer
nell’omicidio Vasapollo, mentre per Ruggiero “ha fornito il
proprio contributo nella piena consapevolezza dell’agire dei
suoi complici, reperendo in Calabria e portando in Emilia le tre
divise militari che sarebbero state indossate durante l’azione
omicidiaria”. Musti ha definito i due delitti “omicidi di mafia,
commessi nella nostra regione quando ancora non esisteva una
società civile sensibile al fenomeno, e si riteneva che quegli
omicidi fossero di minimo interesse sociale perché ‘tanto si
ammazzano tra di loro'”. E ha ricordato come “ben due sentenze
in giudicato ci vengono a raccontare che Sarcone è mafioso”.
Sarcone, collegato in video da Rebibbia, è difeso dagli avvocati
Carmine Curatolo e Sabrina Mannarino. (ANSA).
Fonte Ansa.it