Si chiama “Codice etico” ed è la campagna di Coop per combattere il caporalato e la criminalità organizzata. Si chiama “Buoni e giusti” il progetto avviato e sottoscritto da oltre 70mila aziende italiane
Si chiama “Buoni e giusti”, coinvolge 832 fornitori a livello locale e nazionale, per un totale di oltre 70mila aziende alle quali è stato chiesto di sottoscrivere un “Codice etico”. A queste aziende è stato chiesto, pena la radiazione dal circuito, il rispetto dei diritti dei lavoratori e l’esecuzione di un piano di controlli. La lotta alla criminalità organizzata e al caporalato non si fa solo nei tribunali, ma anche sulle nostre tavole. Si tratta di una campagna avviata da Coop per combattere la criminalità organizzata. La notizia è riportata da “buonenotizie” supplemento del Corriere della Sera. Un progetto apripista per contrastare l’illegalità, anche prima della legge contro il caporalato. Quella di Coop è solo una delle 35 buone pratiche individuate dal Milan Center for Food Law and Policy, l’osservatorio sulle norme e sulle politiche pubbliche in materia di nutrizione. Le prassi sono state raccolte all’interno della ricerca “Best Practices against Work Exploitation in Agricolture Be-Aware” (Le migliori pratiche contro lo sfruttamento dei lavoratori in e agricoltura). E queste migliori pratiche sono state adottate con successo in Norvegia, Regno Unito, Spagna, e Francia. Dal rapporto emerge che il lavoro illegale è diffuso soprattutto nei Paesi del Sud e dell’Est Europa. In Romania e Portogallo le stime parlano del 40-60 per cento di irregolari in agricoltura. In Polonia si supera il 25 per cento e in Italia si va oltre il 30 per cento. Germania e Austria sono sotto il 10 per cento.