Un prodotto agroalimentare su cinque che arriva in Italia dall’estero non rispetta le normative in materia di tutela della salute e dell’ambiente o i diritti dei lavoratori vigenti nel nostro Paese. Coldiretti: “servono regole chiare”
Quasi un prodotto agroalimentare su cinque che arriva in Italia dall’estero non rispetta le normative in materia di tutela della salute e dell’ambiente o i diritti dei lavoratori vigenti nel nostro Paese, e questo accade spesso grazie alla regia e alle norme sancite dagli accordi bilaterali o multilaterali di libero scambio. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare positivamente le dichiarazioni del vice premier e ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio sul fatto che “dobbiamo rivedere i trattati con Marocco e Tunisia, che riguardano arance e olio” come “abbiamo cominciato a fare con il Ceta”. Una preoccupante anomalia che riguarda – denuncia la Coldiretti dal riso asiatico espropriato alle minoranze Rohingya vittime di un vero genocidio alle condizioni favorevoli che sono state concesse al Marocco per pomodoro da mensa, arance, clementine, fragole, cetrioli, zucchine, aglio, olio di oliva, all’Egitto per fragole, uva da tavola, finocchi e carciofi, oltre all’olio di oliva dalla Tunisia dove non valgono certamente gli stessi standard produttivi, sociali ed ambientali vigenti in Italia. E’ invece necessario – conclude la Coldiretti – che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro tutti gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la salute e il lavoro, con una giusta distribuzione del valore per chi produce e per chi consuma.