Esattamente 35 anni fa, il 31 dicembre del 1983, Isaac Asimov, scrittore di fantascienza e divulgatore scientifico, raccontò sulle pagine del Toronto Star come sarebbe stato il mondo tra 35 anni. “Come sarà il mondo tra 35 anni?”. Asimov fece il punto della situazione a cominciare dall’informatizzazione, stilandone i punti fondamentali:
Una possibile guerra nucleare
Una computerizzazione spinta
Un largo e futuristico utilizzo dello Spazio Tra le predizioni corrette di Asimov c’è il ruolo della tecnologia che rivoluzionerà l’istruzione, la scuola “diventerà obsoleta quando i bambini saranno in grado di imparare tutto ciò che devono sapere dai computer di casa” va ribadito che, per quanto vera l’affermazione possa sembrare , la figura dell’insegnante non può essere sostituita da una macchina; nessun computer può essere severo e spronante quanto un insegnante, senza contare che i ragazzi avrebbero bisogno di “un’authority” che vegli sull’uso che fanno della tecnologia, e verifichi che venga impiegata per studiare piuttosto che per giocare ai videogames. “L’informatizzazione viaggerà inevitabilmente in avanti”; a partire da questa osservazione, Asimov mostrò la sua preoccupazione circa il livello di preparazione e competenze con la quale saremo in grado di gestire le innovazioni tecnologiche: “milioni di inesperti e inadatti che si troveranno impotenti a fare i lavori che dovranno essere comunque fatti”.Asimov aveva però capito quanto avrebbe influito l’elemento della velocità in questa transizione. Una selezione naturale, che neanche Darwin sarebbe stato in grado di immaginare, gente capace di riqualificarsi e gente incapace di adattarsi ad una società costretta ad aiutarla (“sussidi di disoccupazione” oppure reddito di cittadinanza). Per lo scrittore la generazione davvero in grado di adattarsi, sopravvivere e continuare la specie è quella nata nel nuovo millennio, in quanto compatibile con un mondo sempre soggetto a mutazioni e novità.
Asimov era un grande creatore di storie e un incredibile, lettore del futuro. Conquistare lo spazio voleva dire, oltre trovare un altro luogo da esplorare e un teatro dove fare nuove guerre, costruire una nuova casa per l’umanità. “Con i razzi e le navette daremo vita a una stazione spaziale da cui getteremo le basi per rendere lo spazio una casa permanente per il futuro crescente numero di essere umani”.L’autore delle tre leggi della robotica dava per scontato, nel 1983, che trentacinque anni dopo saremmo ritornati a passeggiare sul suolo lunare. Avremmo costruito una stazione per studiare il suolo del satellite e per usarlo come materiale per sviluppare altre colonie spaziali da collocare in orbita e attorno alla Terra. “Sarà un prototipo di una centrale elettrica solare attrezzata per raccogliere energia, trasformarla e inviarla sul nostro Pianeta”. Il primo passo di una rivoluzione energetica che avrebbe portato pace e serenità.
fonte agi