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Antirazzismo del Pif: un altro orfano del Pd emerge dalle tenebre e inchioda Salvini

Sul razzismo, naturalmente. Perché non bisogna dire “campo rom”, ma solo campo. Di conseguenza, “campo di mais” o “campo di avena” sono ugualmente definizioni razziste perché sottolineano la biodiversità autarchica e non la globalizzazione agricola

Questo Pif, noto per l’eloquio retorico e soporifero, era un corifeo del Pd, ma quando si accorse -a differenza di Renzi&Boschi&Lotti- che gli italiani ne avevano piene le scatole, probabilmente perché leggeva con cura i risultati elettorali da cui dipendevano le sue fortune personali, uscì dal periodico oblio e affrontò in pubblico, con dialettica impostata sul “ruggito del coniglio”, il capatàz di Rignano sull’Arno, ora “senatore semplice” della stessa ridente ma sfortunata contrada. L’antirazzismo del Pif si è evoluto al punto di rimpiangere Alfano, nume benefico del Cara di Mineo e di molti altri Cari, costati carissimi agli italiani.

 

Da Agi: “Secondo l’amico del Pd io sarei ‘razzista’ perche’ dico ‘campo Rom’: dovrei dire solo ‘campo’. 
   E rimpiange quel genio di Alfano. Quanta ipocrisia, poi a sinistra si chiedono perché la gente ha smesso di votarli. 
   Di sicuro non tacerò”. Così il ministrro dell’Interni Matteo Salvini commenta un’intervista in cui Pierfrancesco Diliberto, Pif, definisce “fuffa l’ideologia razzista” di Salvini.

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