(ANSA) – CAGLIARI, 01 MAR – Trent’anni di reclusione perché i
giudici hanno riconosciuto all’imputato, Eugenio Corona, 42
anni, le attenunati generiche che hanno compensato le aggravanti
che avrebbero aperto le porte dell’ergastolo. Si è chiuso così
davanti alla Corte d’Assise di Cagliari il processo per
l’omicidio di Adolfo Musini, il pensionato di 88 anni ucciso il
2 giugno 2019 durante una rapina nella sua abitazione, nel
quartiere cagliaritano di San Michele La Corte presieduta dal giudice Giovanni Massidda (a latere
Giampaolo Casula) ha così accolto per intero la richiesta del
pubblico ministero Guido Pani che aveva sollecitato trent’anni
per omicidio e per il tentato omicidio di Ivaldo Marci, un
anziano dello stesso quartiere rimasto gravamente ferito in un
tentativo di rapina avvenuto poche ore dopo l’uccisione di
Musini. Vittima e presunto assassino – difeso dall’avvocata
Teresa Camoglio – si conoscevano.
Dopo circa tre ore e mezza di camera di consiglio, la Corte
d’Assise è uscita con la sentenza che ha invece assolto un’amica
della vittima, Pamela Locci: era accusata di favoreggiamento per
aver ospitato e dato dei vestiti puliti all’imputato prima che i
carabinieri lo arrestassero. Il pubblico ministero, in ogni
caso, ha ribadito nella sua requisitoria la pericolosità sociale
di Corona, capace di uccidere a coltellate e di tentare un
secondo omicidio sempre a scopo di rapina che non gli è riuscito
per un soffio. Scontati i trent’anni di carcere la Corte ha
disposto che l’imputato faccia altri tre anni in libertà
vigilata. I familiari della vittima si sono costitutiti parte
civile con gli avvocati Mauro Massa e Barbara Maganuco, mentre
Ivaldo Marci è assistto dall’avvocato Ivo Loi. La Corte ha
stabilito una provvisionale complessiva alle parti civili che
supera i centomila euro, come anticipio al risarcimento. (ANSA).
Fonte Ansa.it