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Arrestati i vertici di Blutec, sequestrata l’azienda e beni per 16 milioni

vertici blutec 

Arresti domiciliari per il presidente del consiglio di amministrazione e l’amministratore delegato della Blutec di Termini Imerese, la società che si è insediata nell’ex stabilimento Fiat. In corso di esecuzione decreto di sequestro dell’intero complesso aziendale e di beni per oltre 16,5 milioni di euro.

Il blitz è scattato nell’ambito di un’attività investigativa coordinata dalla procura della Repubblica di Termini Imerese. I finanzieri del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Palermo hanno eseguito l’ordinanza emessa dal gip Termitano per il reato di malversazione a danno dello Stato. Al centro del caso Blutec emerso nei mesi scorsi anche la restituzione di 20 milioni a Invitalia. 

Stabilita una misura interdittiva concernente il divieto per la durata di 12 mesi di esercitare imprese e uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese. Contestualmente, è stato emesso un decreto di sequestro preventivo dell’intero complesso aziendale e delle relative quote sociali della Blutec, nonché delle disponibilità. 

La solidarietà di Di Maio

“Mando un grande abbraccio a tutti gli operai e lavoratori della Blutec di Termini Imerese per quello che sta succedendo in queste ore nell’azienda che aveva avuto accesso a un progetto di sviluppo” ha detto Luigi Di Maio, ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, durante un evento al Mise. E ha sottolineato come ci sia la “totale preoccupazione per i 700 dipendenti che devono sapere che lo Stato e’ dalla loro parte e non li abbandonerà”. Il ministro ha inoltre ringraziato la “Guardia di Finanza per quanto fatto”. 

Il presidente e l’amministratore delegato della Blutec Roberto Ginatta e Cosimo Di Cursi devono rispondere della sparizione di gran parte della somma, tra i 20 e 21 milioni che lo Stato attraverso Invitalia aveva affidato all’azienda per favorire il rilancio del sito di Termini Imerese. Da qui il sequestro di oltre 16,5 milioni, coni sigilli apposti all’intera società con sede in provincia di Torino, a Rivoli. Risale allo scorso 5 marzo l’ultimo incontro al ministero dello Sviluppo economico che doveva provare a togliere dalle nebbie sul futuro dell’ex Fiat e un nuovo incontro era stato fissato per il 9 aprile.

Quel piano industriale mai attuato

Sul tavolo i vertici dell’azienda avevano messo un presunto interessamento di due imprese cinesi. Anche questa un’altra mossa per prendere tempo? È un fatto che punto cruciale della vertenza è legato proprio alla mancata attuazione del piano industriale sottoscritto al ministero e sul quale Invitalia ha investito 20 milioni e che ha generato la richiesta della società pubblica di rientro da parte di Blutec del finanziamento. Richiesta disattesa. Passi contraddittori quelli dell’impresa. A novembre aveva presentato l’ennesimo progetto di rilancio del polo industriale palermitano che prevedeva l’occupazione di 694 lavoratori entro il 2020, con un cronoprogramma che avrebbe dovuto garantire dicembre 2018 l’ingresso di 115 lavoratori, a settembre 2019 di altri 100 e a dicembre 2019 di ulteriori 344.

Questi obiettivi sarebbero stati garantiti dalla eventuale conferma di tre iniziative industriali: elettrificazione del Doblò e del Ducato, assemblaggio delle batterie Samsung. L’azienda aveva sostenuto che stava procedendo a fornire tutte le documentazioni alla Guardia di finanza relativamente al vecchio contratto di sviluppo e di avere realizzato una nuova proposta da sottoporre a Invitalia per realizzare il piano industriale. Solo fumo. Infine, il 5 marzo l’azienda aveva presentato gli aggiornamenti nel suo piano industriale che con le commesse del Doblò, dei cicli elettrici di cui sono già in produzione i prototipi, la commessa Garage Italia, la Xev e la Jiayuang ed un affidamento con Fca per la produzione delle batterie per il Ducato dovrebbe entro la fine del 2019 riassorbire interamente la forza lavoro attualmente fuori dalle attività produttive. Un piano, hanno detto le sigle, basato su gare e affidamenti non ancora concretizzati per circa la sua metà. E su un ‘gentleman agreement’ con Fca di cui non si ha riscontro.

In più è parte integrante del piano la soluzione della cessione del settore metallic alla Magneto che, dovendo essere definito già lo scorso febbraio, resta ancora incompiuto. Era stato chiesto a che punto fosse la restituzione, frutto dei precedenti impegni in sede ministeriale, del primo prestito di Invitalia senza il cui saldo, non si potrà dare forza al secondo Piano di sviluppo che coinvolge la società a sostegno del progetto Blutec. La Finanza è arrivata prima.

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