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Arrestato presidente della Camera di commercio di Caltanissetta, ex icona antimafia

Attualmente ai domiciliari, l’imprenditore Antonello Montante è accusato di aver messo in piedi un sistema di corruzione allo scopo di commettere più delitti contro la pubblica amministrazione e di accesso abusivo a sistema informatico

Antonello Montante, ex icona antimafia e imprenditore, presidente della Camera di commercio di Caltanissetta e presidente di Retimpresa Servizi srl di Confindustria nazionale, ex presidente di Confindustria Sicilia, già indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, è accusato di aver messo in piedi un sistema di corruzione allo scopo di commettere più delitti contro la pubblica amministrazione e di accesso abusivo a sistema informatico. E’ attualmente ai domiciliari. 

Mazzette e favori che sarebbero stati garantiti in particolare a esponenti delle forze dell’ordine, nodi di una rete di ‘talpe’ che doveva monitorare il lavoro di investigatori e giudici, soprattutto allo scopo di riferire via via gli esiti dell’inchiesta che era scattata dopo le dichiarazioni di alcuni pentiti di mafia. Tra gli arrestati, nell’ inchiesta coordinata dal procuratore Amedeo Bertone, dall’aggiunto Gabriele Paci e dai sostituti procuratori Stefano Luciani e Maurizio Bonaccorso e denominata non a caso “double face”, ci sono Giuseppe D’Agata, ex capocentro della Dia di Palermo, Marco De Angelis, sostituto commissario in servizio alla prefettura di Milano, Ettore Orfanello, ex comandante del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Palermo, Diego Di Simone, ex sostituto commissario della Squadra mobile di Palermo; nonché l’imprenditore nisseno della grande distribuzione Massimo Romano. Sospeso un vice sovrintendente della polizia in servizio alla questura di Palermo. 

Il 22 gennaio 2016 erano scattate le perquisizioni negli uffici e nell’abitazione di Antonello Montante che era stato indagato dalla procura di Caltanissetta per concorso esterno in associazione mafiosa. I magistrati, sulla scorta delle dichiarazioni di alcuni pentiti, contestavano a Montante rapporti con esponenti anche di spicco della mafia nissena, sin dagli anni Novanta, che avrebbero avuto per oggetto giri di denaro e appalti. Secondo l’atto d’accusa sin da allora sostenuto dai magistrati nisseni, Montante in modo continuativo avrebbe messo “a disposizione di esponenti di Cosa nostra la propria attivita’ imprenditoriale, consentendo all’organizzazione criminosa di ottenere l’affidamento di lavori e commesse a loro personale vantaggio”.

Anche allora l’ex paladino dell’antimafia, in quel momento delegato di viale dell’Astronomia per la legalità, aveva rivendicato il suo impegno contro la criminalità organizzata. Per i magistrati Montante ha, però, favorito la cosca di Serradifalco e in particolare il reggente Vincenzo Arnone, nonché Paolino Arnone ‘consigliere provinciale’ di Cosa nostra nissena. L’imprenditore avrebbe consentito al clan di mettere le mani su appalti, commesse “a scapito di altri imprenditori operanti nello stesso settore, consentendo l’assunzione di persone dagli stessi segnalati ricevendone in cambio il sostegno per il conseguimento di incarichi all’interno di enti e associazioni di categoria, la garanzia in ordine allo svolgimento della sua attivita’ imprenditoriale in condizioni di tranquillità”, insomma una protezione dalle richieste estorsive, per la propria incolumita’ quella dei beni aziendali propri e dei familiari, anche i relazione a lavori da svolgersi in territori controllati da altre famiglie mafiose.

La procura parla di “rapporti qualificati” tra l’indagato ed esponenti mafiosi di Serradifalco, facendo riferimento alle dichiarazioni dei pentiti Pietro Riggio, Aldo Riggi, Salvatore Dario Di Francesco e Carmelo Barbieri. Montante, inoltre, “attraverso la gestione opaca di alcune societa'”, avrebbe cercato di creare nel corso del tempo “risorse economiche occulte”. 

Montante era stato eletto a capo di Sicindustria all’unanimità con i voti di tutti i 41 aventi diritto il 2 aprile 2012. A capo di un’azienda che produce ammortizzatori industriali e ferroviari, la Mediterr Shock Absorbers, e della Cicli Montante, era stato vicepresidente vicario di Confindustria Sicilia e aveva ricoperto anche l’incarico di delegato nazionale per i rapporti con le istituzioni preposte al controllo del territorio. Sua la proposta del rating antimafia per le imprese, di un codice che avrebbe dovuto regolare il comportamento delle aziende, prevedendo l’obbligo di denuncia e la sanzione dell’espulsione. Nel 2008, allora a capo di Confindustria Caltanissetta e numero due di Sicindustria, era stato nominato cavaliere del lavoro. Una nomina, si disse, che voleva essere un riconoscimento dell’impegno antimafia e antiracket. “C’è una mafia raffinata – ripeteva Montante – una mafia di colletti bianchi, silente, più pericolosa perché vuole che determinate cose non si verifichino e che blocca l’economia”.

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