“Siamo senza ossigeno, al limite della sopravvivenza. Non abbiamo più liquidità per pagare affitti e bollette. L’unico modo per restituire dignità ai ristoratori è quello di dare loro la possibilità di tornare a lavorare. Stanno arrivando gli sfratti esecutivi da parte dei tribunali e le spese fisse continuano a galoppare nonostante le chiusure”. Esordisce con queste parole Paolo Bianchini, ristoratore e presidente del Movimento Imprese Ospitalità (Mio Italia), intervistato dall’agenzia Dire.
Dal 6 aprile i ristoratori associati alla rete del Movimento che fanno parte del settore dell’ospitalità a tavola (Horeca) riapriranno i loro locali sia a pranzo che a cena nel rispetto dei protocolli anti-Covid. Questa l’iniziativa promossa dal Movimento Imprese Ospitalità, presieduto da Bianchini.
Danno economico è devastante
“Parliamo- sostiene Bianchini- di un indotto che ha al suo interno più di un milione di addetti e che ha registrato soltanto nel 2020 una perdita media di fatturato del 60% in termini di indotto diretto. Un valore che peggiora in modo preoccupante se si fa riferimento anche alle enormi perdite che sono state registrate dall’indotto indiretto che sorregge la ristorazione: faccio riferimento a tutta la catena della distribuzione, agli agenti di commercio, alle lavanderie industriali e a tutte quelle aziende che lavorano grazie a questo comparto. Il danno economico, dunque, è devastante e soprattutto è altrettanto preoccupante la risonanza che queste perdite avranno su tutta l’economia italiana. L’unico modo per salvare la ristorazione è dare la possibilità agli imprenditori di ricominciare a lavorare in maniera continua, rispettando tutti I protocolli sanitari”.
Nulla è stato fatto su affitti e bollette
“Nonostante le chiusure- aggiunge Bianchini- gli affitti e le bollette devono essere pagati. Una bolletta media della corrente, che in tempi normali pagheremmo circa 1.000 euro, adesso, anche se i locali sono chiusi, la paghiamo non meno di 400 euro. Il costo dell’energia resta elevato e oltre a questo un ristoratore continua a dover corrispondere una serie di imposte locali e accise che vengono ugualmente calcolate. Il canone Rai, per fare un esempio, è stato conteggiato senza alcuna riduzione nel 2020, pur avendo lavorato solo 4 mesi su 12. Le insegne luminose dei comuni sono arrivate lo stesso anche se si è lavorato pochissimo. Una serie di costi fissi che sono arrivati e che
hanno influenzato ancora piu’ negativamente i nostri fatturati. Per questo stiamo portando avanti un’azione legale, col supporto di diversi consulenti, per bloccare i costi fissi. Non è possibile pensare di pagare il corrente senza avere liquidità e flusso di cassa e non è ammissibile sommare le entrate future che svilupperemo con le riaperture con quello che è stato sospeso e rimandato nel 2020″.
Anche sul tema degli affitti il presidente del Mio Italia, si mostra insoddisfatto. “Non è stato fatto nulla da Governo e Regioni per quanto riguarda gli affitti. È stato previsto un credito d’imposta fino al 31 dicembre ma di fatto poteva essere utilizzato soltanto da chi riusciva a pagare il canone d’affitto. Questo credito d’imposta, inoltre, è stato concesso seguendo un meccanismo che prevedeva che il carico del costo gravasse totalmente sugli imprenditori e non si è vista un’azione governativa volta a dividere la spesa a metà. Dunque non c’è stato un provvedimento a livello governativo che andasse in tal senso e il decreto Sostegni, inoltre, copre solo il 5% delle perdite che abbiamo avuto nel 2020. Il 5% non può salvare un’azienda che ha alle spalle famiglie che vivono grazie a quel lavoro”.
Aspettiamo passi importanti su decreto sostegni
“La prossima settimana sarò convocato in commissione Finanza e Bilancio del Senato per la conversione in legge del decreto sostegni e presenteremo, come Mio, una serie di emendamenti. Per quanto riguarda il nuovo scostamento di bilancio registriamo una presa di posizione avanzata dal senatore Salvini, secondo il quale l’unico decreto Sostegni serio sarebbe la riapertura del settore della ristorazione, propendo uno scostamento del valore di 60 miliardi di euro con un decreto ad hoc a favore delle imprese. Sono parole importanti, ma la politica deve passare ai fatti. Il 30% del Pil, prodotto dal nostro settore, non può essere abbandonato a se stesso e non possiamo vedere spegnersi le nostre aziende tra le nostre mani, vedendo vanificati tutti gli sforzi e le fatiche compiute in decenni di lavoro”, conclude.
FONTE: AGENZIA DIRE