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Cartomante si rivolge al sindacato: pagata 7 cent al minuto, non riceveva stipendio da 6 mesi

Impiegata full time in un call center di Taranto a 400 euro al mese, la storia di una cartomante che ha detto basta allo sfruttamento. “Non ho mai preso in giro nessuno, la gente aveva solo bisogno di parlare con qualcuno”

Quando si parla di maghi e cartomanti inevitabile pensare a figure come Wanna Marchi e altri simili personaggi, passati alle cronache come truffatori senza scrupoli. Ma nell’Italia del 2018 capita anche che tra gli stessi cartomanti ci siano i medesimi casi di truffa e sfruttamento, che spesso si riscontrano nelle più comuni categorie lavorative. Ed è così che a Taranto una donna, impiegata in un call center come cartomante a 7 centesimi al minuto per 8 ore al giorno, dopo oltre un anno di lavoro sottopagato abbia deciso di dire basta e di rivolgersi al sindacato, più precisamente alla Slc Cgil, per raccontare una storia che parla di sfruttamento e solitudine. Alessandra (questo il nome di fantasia della protagonista) aveva il compito di “fare la carte” al telefono e tenere l’interlocutore attaccato alla cornetta per il tempo più lungo possibile. “Ma non ho mai preso in giro nessuno, ho semplicemente letto le carte dicendo con molto tatto quello che riuscivo a decifrare – esordisce la donna – La gente aveva solo bisogno di parlare con qualcuno. Anche coloro che si mostravano sicuri, in realtà, cercavano nelle carte certezze sul lavoro, sulla salute e soprattutto sull’amore”.

Tutto è cominciato a dicembre 2016, quando Alessandra ha trovato un annuncio su internet e ha inviato la sua candidatura. “Sono stata contattata telefonicamente – ha raccontato alla Slc Cgil – e mi è stato spiegato che avrei guadagnato 7 centesimi per ogni minuto di conversazione. Non mi è stato neppure chiesto che tipo di conoscenza avessi della cartomanzia. Inizialmente lavoravo sei ore al giorno, poi siccome i clienti chiedevano di parlare con me ho iniziato a lavorare anche otto ore al giorno. Si lavorava sei giorni alla settimana e ogni mese dovevo garantire due domeniche”. 
Un vero e proprio impiego full time, peccato che la retribuzione non fosse certamente all’altezza. “Per ottenere il pagamento mensile – ha spiegato la telefonista – era un’odissea ogni volta: dopo i primi mesi in cui ricevevo una ricarica postepay mediamente di quasi 400 euro, il referente con cui mi interfacciavo ha cominciato ad accampare scuse per spiegare le mensilità che saltavano. A volte sosteneva che i committenti non avevano pagato, altre volte che c’erano controversie giudiziarie”.

Alessandra ha riferito che chiamavano persone di età compresa tra i 35 e 60 anni e nelle carte cercavano risposte sul futuro. ”Chiedevano di lavoro, salute ma soprattutto dell’amore. C’erano alcuni che volevano sapere cosa pensava il loro partner, se una relazione fosse realmente finita, se il partner avesse o meno altre storie. Le carte però erano un pretesto: la gente aveva bisogno di parlare. Lo capivo. Alcuni richiamavano e facevano le stesse domande nello stesso modo: forse non si accorgevano di aver già parlato con me oppure facevano finta”. Un bisogno che costava caro a chi chiamava.

A giugno scorso Alessandra ha deciso di lasciare tutto: “Non posso continuare a lavorare e sperare che mi paghino. Oggi avanzo sei mensilità per un ammontare di quasi duemila euro, i miei referenti sono scomparsi: non rispondono più né al cellulare né alle mail”. Dopo altri tentativi, Alessandra, esasperata, ha chiesto aiuto al sindacato: “Io voglio solo i miei soldi. Ho svolto il mio lavoro con onestà. Alla cartomanzia si può credere oppure no, ma io non sono una truffatrice: ho sempre fatto il mio dovere con lealtà. Anche quando dovevo comunicare qualcosa di negativo, l’ho sempre fatto con tatto perché so che dall’altra parte del telefono c’è gente che sta cercando un aiuto”.

Per Andrea Lumino, segretario generale della Slc Cgil di Taranto, è una storia doppiamente triste: “Questa vicenda – ha spiegato – ancora una volta racconta come c’è chi si arricchisce sui bisogni della gente: sui bisogni di chi chiama cercando risposte e sui bisogni di chi pur di sopravvivere accetta un trattamento da 7 centesimi al minuto”.

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