Ad eseguire l’arresto una squadra speciale dell’Interpol con agenti italiani. Battisti stava camminando per le strade di Santa Cruz de La Sierra, camuffato con barba e baffi, quando è stato fermato dalla polizia. È finita in Bolivia la fuga di Cesare Battisti.
Finalmente le vittime del terrorismo avranno giustizia”. Lo ha twittato l’ex presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni.
Cesare Battisti, classe 1954, originario di Cisterna di Latina, ex terrorista dei Pac (Proletari Armati per il Comunismo), ha al suo attivo in Italia quattro condanne all’ergastolo per altrettanti omicidi, compiuti tra il 1978 e il 1979.
Di seguito le tappe principali della sua vicenda giudiziaria:
– 1979: L’ex militante ‘rosso’ viene arrestato per banda armata.
– Anni ’80: Detenuto nel carcere di Frosinone, mentre e’ in corso l’istruttoria, il 4 ottobre 1981 Battisti riesce ad evadere e a fuggire in Francia. Per un anno vive da clandestino a Parigi dove conosce la sua futura moglie. Poi si trasferisce con la compagna in Messico dove nasce la sua prima figlia. Durante il soggiorno messicano i giudici italiani lo condannano in contumacia all’ergastolo per quattro omicidi. Comincia una caccia che dura 36 anni.
– 1990: Battisti torna a Parigi dove, nel frattempo, sono andate a vivere la moglie e la figlia. Nella capitale francese, fa il portiere di uno stabile, ma frequenta la comunita’ di rifugiati italiani che li’ vive grazie alla cosiddetta ‘dottrina Mitterrand’: l’impegno dell’allora presidente francese a dare ospitalita’ ai ricercati della giustizia italiana negli anni di piombo, in cambio della rinuncia alla violenza. Intanto, Battisti termina un romanzo e si guadagna da vivere traducendo in italiano racconti di autori noir francesi. Poco tempo dopo viene pero’ arrestato a seguito di una richiesta di estradizione del governo italiano. – 1991: in aprile, dopo quattro mesi di detenzione, la Chambre d’accusation di Parigi lo dichiara non estradabile: Battisti torna libero.
– 1999: Gallimard pubblica nella Serie Noir il suo libro ‘Travestito da uomo’.
– 2002: riparte la richiesta del governo italiano per l’estradizione. In Francia il mondo degli intellettuali della ‘gauche’ si schiera a suo favore con numerose manifestazioni. – 2004: a febbraio ottiene la cittadinanza francese. Pochi giorni dopo viene arrestato e la gauche organizza una campagna contro l’estradizione, una decisione che tradirebbe la ‘dottrina Mitterrand’. L’estradizione viene concessa dalle autorita’ d’Oltralpe il 30 giugno 2004. A seguito di tale provvedimento, Battisti, ad agosto, fugge e torna alla latitanza
-2007: viene arrestato in Brasile il 18 marzo, ma il leader dei Pac si rivolge allo Stato brasiliano e chiede lo status di rifugiato politico.
– 2008: il 28 novembre il Comitato nazionale per i rifugiati del governo brasiliano, organo di prima istanza per le richieste di asilo politico, respinge la richiesta dell’ex terrorista. L’estradizione sembra piu’ vicina.
– 2009: “Se torno in Italia mi ammazzano” avverte Battisti, dal carcere di Papuda, Brasilia. Il ministro della giustizia brasiliano, Tarso Genro, pochi giorni dopo gli concede lo status di rifugiato politico. La concessione dello status di rifugiato politico ha creato forti dissapori tra Italia e Brasile, tanto che il governo italiano, all’indomani della decisione di Genro, richiama l’ambasciatore in segno di protesta. Ma il Tribunale supremo federale (Stf) brasiliano, il 18 novembre, dichiara illegittimo lo status di rifugiato politico concesso dal governo. La pronuncia, 5 voti favorevoli e 4 contrari, e’ favorevole all’estradizione di Battisti in Italia, anche se lascia al presidente Luiz Inacio Lula da Silva la parola definitiva sulla sua effettiva esecuzione.
– 2010: il 5 marzo il Tribunale di Rio de Janeiro condanna Battisti a due anni da scontare in regime di semiliberta’ per uso di passaporto falso. Il 16 aprile il Tribunale supremo pubblica il testo della sentenza con la quale aveva dato il via all’estradizione. La decisione finale rimane nelle mani di Lula che, nell’ultimo giorno della sua presidenza, il 31 dicembre, annuncia di non voler concedere l’estradizione sulla scia di quanto scritto dall’Avvocatura generale dello Stato che citava “clausole del trattato di estradizione in vigore tra Brasile e Italia”. Critiche da parte dell’Italia. Per il premier Silvio Berlusconi “la vicenda non e’ chiusa”.
– 2011: Dilma Roussef subentra alla presidenza e ribadisce quanto deciso dal suo predecessore con una lettera al capo di Stato italiano, Giorgio Napolitano. Il 3 febbraio i legali italiani presentano all’Alta Corte due azioni giuridiche contro il ‘no’ all’estradizione, ma il 12 maggio la Procura generale brasiliana conferma il ‘no’ e invia il parere al Tribunale Supremo. Il 14 maggio la difesa di Battisti chiede al Tribunale la scarcerazione dell’ex brigatista. L’8 giugno il Tribunale federale respinge la richiesta dell’Italia di estradizione di Battisti. Il 22 giugno il Brasile concede all’ex terrorista il permesso di soggiorno nel Paese.
-2015: il 3 marzo scorso la Giustizia federale brasiliana decide di annullare l’atto del Governo federale che consentiva la permanenza nel Paese sudamericano di Cesare Battisti. Il legale dell’italiano preannuncia ricorso. Battisti viene arrestato il 12 marzo ma scarcerato dopo 7 ore al termine dell’esame del ricorso avanzato dal proprio legale.
– 2017: a fine settembre l’Italia torna alla carica e coglie l’occasione del cambio alla presidenza del Brasile per chiedere la revisione della decisione di Lula. Il capo di Stato brasiliano, Michel Temer, si era espresso a favore dell’estradizione e Battisti presenta ricorso al Tribunale Supremo nell’ eventualità di una decisione sfavorevole per lui. L’ex terrorista tenta di scappare in Bolivia, ma viene arrestato alla frontiera.
– 2018: il procuratore generale del Brasile Raquel Dodge afferma di fronte alla Corte Suprema che la decisione sull’estradizione di Battisti spetta al presidente Temer, che l’ha firmata un mese fa, prima di lasciare la guida del paese a Jair Bolsonaro, vincitore delle ultime elezioni presidenziali, che aveva annunciato gia’ in campagna elettorale l’intenzione di consegnare l’ex terrorista alle autorita’ italiane. Poi e’ arrivata, a meta’ dicembre, la decisione di farlo arrestare, presa dal Supremo tribunale federale (Stf), “per evitare il pericolo di fuga in vista di un’eventuale estradizione”. Ma Battisti aveva gia’ lasciato il Brasile: a Cananea, sulla costa di san Paolo, dove risiede, non lo vedevano da novembre. A metterlo in allarme erano stati, tra l’altro, i continui annunci pubblici della sua imminente cattura.
(AGI)