Un morto e 409 feriti è il bilancio in Francia delle proteste dei “gilet gialli” contro il caro carburante del governo: quasi 290mila i manifestanti, che stamattina hanno bloccato anche Disneyland Parigi. E intanto il consenso di Macron cola a picco
Non è stata una notte serena in Francia, ieri sconvolta dalle proteste dei ‘gilet gialli’ contro il caro carburante, sfociate in tragedia con la morte di una manifestante, investita da una automobilista presa dal panico poiché la sua auto, in cui viaggiava con la figlia, era stata circondata da una folla rabbiosa. “Aggressioni, coltellate, comportamenti stupidi indotti dal consumo di alcol”, ha detto a Rtl il ministro dell’Interno, Christophe Castaner, il cui ultimo bilancio parla di 409 feriti: tra loro vi sono “ventotto poliziotti, gendarmi, vigili del fuoco, alcuni in modo grave”.
Complessivamente i partecipanti alle manifestazioni sono stati 287.710 e hanno dato vita nel paese a oltre 2.000 blocchi di strade, aree di servizio comprese presso i centri commerciali e i supermercati. Nella notte circa 3.500 manifestanti sono rimasti svegli e i blocchi stradali sono rimasti in piedi in 87 luoghi. Un gruppo di ‘gilet gialli’ da questa mattina, inoltre, ha preso possesso pacificamente di diversi punti di ingresso nel parco Disneyland a Parigi: una mossa accolta positivamente dai visitatori, che hanno evitato di pagare 30 euro per il parcheggio nel parco.
Chi sono i “gilet gialli”, il movimento nato dai social che sta affossando Macron
Il movimento dei ‘gilets jaunes’ (‘gilet gialli’) prende nome dal giubbotto catarifrangente obbligatorio per legge su ogni automobile. Un movimento spontaneo costituito da migliaia di cittadini riuniti in collettivi, che hanno fatto rete sui social contro il caro benzina del governo Macron: un movimento nato a margine di partiti e sindacati, ma nutrito del malcontento della classe medio-bassa. L’esecutivo francese ha infatti deciso di aumentare le tasse sui carburanti dal 2019 di sei centesimi litro per il diesel e tre centesimi per la benzina fino al 2022, con l’obiettivo di rendere meno costosa la benzina rispetto al diesel, più inquinante. In base all’ultimo censimento dell’Insee, d’altra parte, circa il 70,6% della popolazione attiva francese va al lavoro in macchina, ma solo la metà lo fa per necessità e in Francia ogni anno le polveri sottili mietono 48 mila vittime. Ma molti dei manifestanti vivono in zone extraurbane lontane dai grandi agglomerati francesi e assicurano che l’auto è il loro unico mezzo di trasporto.
Per smorzare il malcontento sociale e cercare di controbilanciare gli aumenti, il governo ha annunciato un piano che prevede tra l’altro un assegno energia annuale di 200 euro per aiutare 5,8 milioni di francesi in difficoltà a scaldare la propria casa e un assegno carburante che prevede un piccolo rimborso spesa mensile dei costi di trasporto sostenuti da alcune categorie di lavoratori.
Il movimento, secondo un sondaggio pubblicato venerdì, gode del massiccio appoggio della popolazione francese, il 74%, e politicamente di un sostegno trasversale che va dalla leader di estrema destra Marine Le Pen, al capofila della sinistra radicale Jean-Luc Mélenchon, e ancora a Laurent Wauquiez (‘Les Républicains’) e al sovranista Nicolas Dupont-Aignan. La questione del caro benzina è così sentita che si sta rivelando un boomerang anche per il presidente Emmanuel Macron, ulteriormente in calo nei consensi, crollati ormai al 27%, il livello più basso dall’insediamento all’Eliseo nel maggio 2017.