Se credevate che almeno per quanto riguarda i più piccini avremmo potuto tirare un sospiro di sollievo, vi sbagliavate. Attualmente l’UE consente esenzioni in modo che alcuni dei materiali più pericolosi della plastica possano essere riciclati
(Greenme)
Sostanze chimiche tossiche in giocattoli, utensili da cucina e altri prodotti in plastica. È quello che emerge dal rapporto “Toxic Loophole. Recycling Hazardous Waste into news Products” in cui Arnika e la Health and Environment Alliance (Heal) chiedono alla Commissione europea il divieto di uso di inquinanti organici.
Prodotti sempre più inquinati da sostanze chimiche. Un rapporto allarmante quello pubblicato dalle due organizzazioni non governative che hanno analizzato 430 prodotti commercializzati nei paesi dell’Unione europea. Il 25% di essi contiene bromo e antimonio che provengono da rifiuti elettronici, sono contenuti nella plastica riciclata e vengono usate come ritardanti di fiamma. Sostanze che interferiscono secondo gli esperti nel corretto funzionamento della tiroide, che possono causare deficit neurologici e di attenzione nei bambini.
La pubblicazione del rapporto coincide con un voto cruciale al Parlamento europeo per stabilire e rivalutare le esenzioni dal riciclaggio per i POP (inquinanti organici persistenti) nei rifiuti e con la revisione da parte della Commissione europea dei limiti di rifiuti. Entrambe le decisioni determineranno se materiali di scarto tossici, come i rifiuti elettronici contenenti ritardanti di fiamma bromurati, saranno ammessi nella plastica riciclata.
La ricerca è stata condotta da Arnika, HEAL e IPEN. Sono stati raccolti campioni nei seguenti paesi: Stati membri dell’Unione europea (Austria, Belgio, Repubblica ceca, Danimarca, Francia, Germania, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Spagna e Svezia) e nei paesi dell’Europa centrale e orientale (Albania, Armenia, Bielorussia, Bosnia ed Erzegovina, Macedonia, Montenegro, Russia e Serbia) tra aprile e luglio 2018.
Lo studio, come dicevamo, ha analizzato 430 prodotti tra giocattoli di plastica per bambini, accessori per capelli e utensili da cucina acquistati in 19 paesi europei.
109 (25%) avevano livelli elevati di bromo e soprattutto secondo le analisi non avrebbero rispettato il regolamento UE sui POP. “La nostra ricerca ha trovato sostanze chimiche ritardanti di fiamma chiamate PBDE e HBCD nella stragrande maggioranza dei campioni analizzati. Questo è preoccupante in quanto queste due sostanze chimiche sono tra le 28 sostanze chimiche più pericolose del pianeta. L’unico modo per proteggere le persone dalle sostanze chimiche pericolose nei rifiuti elettronici riciclati consiste nel chiudere la scappatoia di riciclaggio”, ha detto l’autrice dello studio principale Jitka Strakova.
Entrambe le sostanze sono inserite nella lista dei Persistent Organic Pollutants stabilita dalla Convenzione di Stoccolma e per questo sono vietati nella fase di produzione in tutti i paesi dell’Unione europea. Nello specifico, i PBDE sono un gruppo di ritardanti di fiamma chimici presenti negli involucri e nell’isolamento dei cavi di vecchie apparecchiature elettroniche ed elettrodomestici e mentre gli HBCD si trovano nel polistirene e plastica per l’elettronica e le automobili.
I ricercatori chiedono, dunque, di garantire che le materie plastiche riciclate soddisfino gli stessi standard delle nuove materie plastiche. “Nessuno darebbe consapevolmente ai bambini rifiuti tossici con cui giocare. Attualmente l’UE consente esenzioni in modo che alcuni dei materiali più pericolosi della plastica possano essere riciclati”, ha detto Genon Jensen , co-autore dello studio. Secondo le ong, oltre a controlli più severi, una delle soluzioni potrebbe essere quella della pulizia delle materie plastiche riciclate, in modo che quelle contenenti PBDE siano classificate come rifiuti POP e trattate come tali. Ciò significa separare e decontaminare la plastica dai rifiuti elettronici. “I consumatori non sanno che i nuovi prodotti fatti di plastica riciclata possono contenere sostanze chimiche pericolose già bandite da molto tempo. L’Ue dovrebbe creare la massima trasparenza e tracciabilità delle sostanze chimiche”, ha dettoManuel Fernández ,l’esperto chimico di BUND – Friends of the Earth Germany.