Proseguono le indagini sulla morte dell’ambasciatore Luca attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci in Congo. E secondo quanto emerge dalle indagini dei carabinieri del Ros non è stato esploso alcun colpo dalla pistola di ordinanza del carabiniere. L’arma è stata rinvenuta nel fuoristrada su cui si trovavano i due connazionali dagli inquirenti congolesi e consegnata agli investigatori italiani. Nella pistola erano presenti tutti i proiettili segno che l’arma non è stata utilizzata.
I primi risultati autoptici di ieri, intanto, avvalorano l’ipotesi di un tentativo di sequestro finito male – e non di un attacco mirato ad uccidere – mandato all’aria dall’arrivo inatteso dei ranger. Ma non chiariscono ancora da quali armi siano partiti i colpi. In sostanza non è ancora chiaro se i due italiani siano rimasti o meno vittime del fuoco amico.
Attanasio è stato ferito all’addome, i colpi hanno trapassato il corpo da sinistra a destra, senza tuttavia lasciare residui bellici: sono stati infatti individuati sia i fori di entrata che quelli di uscita. Il diplomatico, come è ormai noto, è morto un’ora dopo all’ospedale della missione Onu Monusco di Goma. Iacovacci, che invece è morto sul posto, è stato raggiunto prima da uno sparo nella zona del fianco, poi da un secondo colpo che ha toccato prima l’avambraccio, fratturandolo, per poi fermarsi alla base del collo. Ed è qui che è stato individuato un proiettile di AK-47, un Kalashnikov.
Secondo il governo di Kinshasa – che accusa gli hutu delle Forze democratiche di liberazione del Ruanda (Fdlr) di tentato sequestro “a scopo di estorsione” – i sei assalitori erano armati di “cinque kalashnikov e di un machete”. Ma gli stessi fucili automatici sarebbero in dotazione anche alle guardie del parco nazionale dove è avvenuto l’agguato.
Per questo i carabinieri del Ros, a Goma da due giorni, intendono controllare le armi dei ranger e compararle al proiettile trovato nel corpo di Iacovacci e a quelli rinvenuti sulle auto del convoglio del Programma alimentare mondiale, assaltato nella provincia del Nord Kivu infestata da milizie. Nell’imboscata è rimasto ucciso anche l’autista congolese, Mustapha Milambo, mentre gli altri 4 membri del Pam, inizialmente portati nella foresta dai rapitori insieme ai due italiani, sono in salvo. Tra loro il vicedirettore Rocco Leone, rimasto al momento in Congo.
Fonte Ansa.it