Il dolore di Bergamo, le bare portate via dai mezzi dell’Esercito sono una immagine che restera’ nella storia di questa emergenza sanitaria che ha sconvolto l’Italia. E questa citta’ in particolare. A raccontare all’agenzia di stampa Dire i suoi sentimenti e quelli dei suoi concittadini e’ Cristina Parodi, giornalista e conduttrice tv, ma anche moglie di Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, e madrina del Cesvi, le cui attivita’ di raccolta fondi hanno consentito in questo periodo di distribuire Dpi, respiratori e materiale di prima necessita’ agli ospedali della citta’ e al Comune.
– La sua citta’ Bergamo e’ stata duramente colpita dal Covid, quindi vorrei chiederle innanzitutto come sta?
“Sto bene e come tutti sono a casa con la mia famiglia. Per fortuna siamo in salute e aspettiamo che il periodo migliori cosi’ da poter finalmente tirare il fiato. Naturalmente siamo sotto pressione. Bergamo e’ sicuramente la citta’ che ha pagato il prezzo piu’ alto di vite umane. Ci siamo davvero ritrovati a vivere un incubo e non e’ finita. Forse comincia pero’ ad attenuarsi l’emergenza sanitaria. Il numero dei contagiati scende cosi’ come quello dei morti. Il problema adesso e’ l’emergenza sociale che sta esplodendo e che durera’ a lungo. Bergamo e’ una citta’ che ha sofferto, soffre e soffrira’ ancora ma i bergamaschi sono gente molto tosta, che non ama piangersi addosso e che si rimbocca le maniche, e questo mi da’ la certezza che ci sara’ anche una grande voglia di ricominciare”.
– Forse ora, senza abbassare la guardia, si puo’ dire che il peggio e’ passato. Secondo lei il virus cambiera’ le nostre abitudini nei rapporti interpersonali, nella mobilita’ e nei viaggi?
“Il virus sicuramente cambiera’ le nostre abitudini, lo ha gia’ fatto e quando si potra’ uscire rimarranno comunque il timore e la paura. Spero si torni alla normalita’ ma con cautela. Per quanto tutti abbiamo voglia di tornare ad abbracciarci dobbiamo essere consapevoli e responsabili fino alla fine. Forse il caldo potra’ attenuare il virus, ma sappiamo gia’ che questo tipo di nuovo Coronavirus muta e potra’, nella stagione autunnale, riprendere a circolare. Naturalmente tra qualche mese saremo molto piu’ preparati mentre adesso il virus ci ha sorpreso con una forza che non potevamo immaginare”.
– Gli italiani hanno alcuni difetti forse, ma un cuore grande. Vincono sempre la gara della solidarieta’. La raccolta fondi di Cesvi, di cui lei e’ madrina, ne e’ l’esempio pratico. Sono stati totalizzati infatti 4 milioni di euro per fronteggiare la pandemia. A cosa serviranno?
“Sono stati raccolti piu’ di 4 milioni. 4 milioni sono stati tutti reinvestiti per acquistare dispositivi di protezione individuale che proprio in questi giorni sono in consegna. Alla luce di questo deve colpire non soltanto la cifra raccolta, che e’ elevata e per cui ringrazio sentitamente soprattutto le aziende che ci hanno sostenuto con grandissima generosita’ cosi’ come le donazioni singole, anche le piu’ piccole, ma e’ piuttosto aver dato un aiuto concreto e rapido. Il nostro obiettivo come Cesvi era approvvigionare di anche le strutture come l’ospedale Papa Giovanni XXIII, l’ospedale degli Alpini e la Ats di Bergamo che le ha consegnate a tutte le case di riposo per anziani.
Mentre altre mascherine sono state distribuite dal Comune a 200
negozi della citta’. Il bello e’ stato convertire la generosita’ delle persone in un aiuto fattivo ed immediato. Bergamo, per sua natura, e’ una citta’ pulsante il cui tessuto sociale e’ molto solidale e altruista. In un momento difficile come questo si sta rivelando tutta la generosita’ delle persone. Sono moltissimi i concittadini che si offrono volontari. Consideri che per costruire l’ospedale degli Alpini c’era bisogno di 20 professionisti specifici tra imbianchini elettricisti etc, alla fine hanno risposto all’appello in ben 250. Il Comune chiede dei volontari per fare la spesa e distribuirla poi agli anziani a casa? Allo stesso modo si sono messe a disposizione tantissime persone, soprattutto tanti ragazzi, tra i quali c’e’ anche mio figlio. C’e’ insomma un forte senso sociale in tutte le fasce della popolazione, questo e’ molto bello ed e’ la nostra forza”.
– Finita l’emergenza, le chiedo anche da madre, che Italia verra’
restituita ai giovani? E ai tanti precari?
“Purtroppo il Coronavirus ci restituira’ un Paese molto piu’ povero e in difficolta’. Molto del nostro destino dipendera’ anche come verranno erogati e gestiti gli aiuti dell’Europa, un sostegno che dovrebbe essere necessario ma sembra per nulla scontato. I giovani avranno a che fare con una nazione provata. La sensazione credo sia paragonabile a quelle vissute nel Dopoguerra. Ma ci saranno anche cose positive, penso all’accelerazione che puo’ avere lo smart working dopo questo periodo. C’e’ voluta questa pandemia per sdoganarlo e convincere le aziende ad usare questo sistema e saltare tutta la burocrazia. Penso che nel post Covid verra’ non solo ripensato il modo di lavorare ma nasceranno nuovi mestieri e cambieranno quelli esistiti fino ad oggi. A breve l’altra emergenza vera con cui fare i conti sara’ affrontare la sofferenza vissuta da tante Pmi e attivita’ che non riusciranno a riaprire i battenti, agli imprenditori che non riusciranno a pagare e al lavoro che molte
persone potranno perdere. Ci aspetta un periodo sicuramente duro
ma sara’ importante, piu’ che mai, avere un Governo nazionale saldo e bravi amministratori locali. Tutto questo comportera’ peraltro grandi sacrifici per la popolazione ma anche in questo noi italiani siamo molto bravi”.
– Da giornalista lei crede che questa emergenza sanitaria e le misure di contenimento siano state adeguatamente comunicate alla popolazione o si poteva fare di piu’? Di cosa fare tesoro per il
futuro?
“Credo siano stati compiuti inizialmente degli errori di sottovalutazione di questa emergenza. Lo hanno fatto un po’ tutti, la situazione vissuta in Cina forse sembrava lontana e invece il virus circolava in Italia sin da gennaio. Penso che il Covid ci abbia insegnato che siamo tutti troppo vicini e globalizzati per pensare di salvarci ‘alzando’ dei muri. La pandemia ci ha ricordato quanto siamo davvero tutti connessi. Bisogna prendere insieme decisioni comuni per il bene di tutti e dell’unico pianeta che popoliamo. Per quanto riguarda la comunicazione direi che l’informazione non e’ certo mancata. Siamo stati sommersi da notizie, aggiornamenti e speciali. Come e’ giusto che sia in un momento cosi’ grave. Piuttosto starei attenta ad alcune news che corrono sui social e che non sono
attendibili. Meglio affidarsi alle testate giornalistiche che alla presunta democrazia del web”.