In pochi anni perderemo 45 mila medici che non saranno rimpiazzati. Da Nord a Sud mancano insegnanti di sostegno per 245 mila ragazzi disabili. Mancano all’appello anche 8 mila preti: ci sono sempre più chiese chiuse. O parrocchie fantasma
Mancano i medici, gli insegnanti di sitegno. E mancano anche i sacerdoti. Andiamo per gradi. Partiamo con i medici, quelle figure professionali che curano la nostra salute. “La salute è oro” dicevano i nostri saggi.
Una ’emorragia’ di 45.000 medici in 5 anni: è quella che si determinerà in Italia per effetto dei pensionamenti e che riguarderà sia i medici di famiglia che i medici del Servizio sanitario nazionale. Allarme ancora maggiore a 10 anni: al 2028, infatti, saranno andati in pensione 33.392 medici di base e 47.284 medici ospedalieri, per un totale di 80.676. A lanciare l’Sos sono la Federazione medici di medicina generale (Fimmg) – con una elaborazione dei dati più recenti per ANSA – ed il sindacato dei medici dirigenti Anaao.Il dato grave, rilevano le organizzazioni sindacali, è anche un altro: le uscite stimate per effetto dei pensionamenti non saranno comunque bilanciate dalle presumibili nuove assunzioni. Qualcuno recentemente, forse “folgorato” da un colpo di genio ha chiesto di rivedere l’accesso alla facoltà di medicina : non è mai troppo tardi?
Suona la campanella della scuola…ma gli insegnanti non ci sono. Nelle classi italiane mancano decine di migliaia di insegnanti che dovrebbero seguire i 245 mila disabili iscritti all’anno scolastico 2018-2019. Una ferita purtroppo storica. In cinque anni gli alunni disabili sono passati dal 2,3% al 2,9%. Colpa delle cattedre scoperte e delle graduatorie esaurite che spingono i presidi a chiamare supplenti, spesso senza una formazione specifica. Ecco la mappa da Nord a Sud Italia: a Bergamo mancano 500 docenti, a Torino 800, a Napoli un posto su tre viene dato a non specializzati. L’Anffas (Associazione nazionale famiglie di persone con disabilità) chiede la convocazione di un tavolo al Miur (Ministero istruzione) e la Fish (Federazione italiana per il superamento dell’Handicap) denuncia il forte squilibrio in termini di offerta di servizi tra Nord e Sud, con alunni e famiglie sole e in difficoltà. Dei 141 mila posti di sostegno, 41 mila sono “in deroga”. Una prima conseguenza di questo caos è la difficoltà nel garantire le ore. Si organizzzano corsi “last minute” per chi non è formato. La risolveremo con il solito decreto legge?
Sono sempre di più le chiese chiuse. Mancano all’appello 8 mila parroci. Ormai ci stiamo abituando alla scomparsa della tradizionale figura del parroco, guida unica della chiesa che sorge vicino a casa nostra, factotum per i sacramenti, il culto, l’oratorio e le attività sociali. I numeri parlano chiaro (forniti dalla Conferenza episcopale italiana e dall’Istituto centrale per il Sostentamento del Clero): nelle 224 diocesi italiane le parrocchie sono 25.610, mentre i parroci 16.905. Il bilancio è un meno 8.705, che significa: molti sacerdoti devono guidare due o tre parrocchie, quando va bene. Quando va male, anche 15, anche 19, come don Maurizio Toldo nella diocesi di Trento. In loro aiuto ci sono 6.922 viceparroci, ma la coperta resta corta. E senza prospettive di inversione di rotta: il calo di vocazioni – circa il 12% nell’ultimo decennio – interessa anche il nostro Paese. E negli anni ’90 non si è scoraggiata la Santa Sede che ha cercato di reclutare “vocazioni” nei Paesi dell’Est, in Africa ed in Sudamerica. In effetti oggi nelle nostre parrocchie troviamo qualche sacerdote che italiano non è. Ma questa operazione non ha dato i frutti sperati. Oggi sempre di più troviamo chiese “fantasma” soprattutto nelle piccole frazioni in campagna. In alcune il sacerdote si reca una sola volta alla settimana per celebrare la messa. Ma non basta perchè si perde quell’aggregazione fondamentale tra parrocchia e famiglia.