(ANSA) – PESCARA, 12 DIC – Nell’Abruzzo zona rossa per un
giorno, le forze dell’ordine sono state costrette a far chiudere
i negozi che avevano aperto. Chi per protesta, chi perché nella
confusione totale di ieri non aveva capito come muoversi,
infatti, sono state molte, in tutta la regione, a partire da
Pescara, le attività commerciali che stamani hanno aperto al
pubblico, pur non potendo farlo. A dispetto delle maggiori
restrizioni in vigore fino a domani, quando l’Abruzzo passerà in
area arancione, tanta la gente in giro nel centro di Pescara,
come se fosse un normale sabato mattina prenatalizio.
Molti i negozi che ieri sera – dopo il caos che si è generato
in seguito al pronunciamento del Tar che ha sospeso l’ordinanza
del governatore Marco Marsilio facendo tornare l’Abruzzo in zona
rossa per un giorno – hanno annunciato sui social che oggi
avrebbero aperto regolarmente. Nel capoluogo adriatico Polizia e
Carabinieri hanno fatto il giro dei negozi, ricordando le regole
in vigore fino alla mezzanotte. Attività analoga è stata svolta
dalle forze dell’ordine nelle altre città.
“Quello che è successo sembra una barzelletta – afferma Nadia
Rosini Di Mascio, responsabile di due negozi di abbigliamento di
via Parini, uno per bambini, aperto, e uno per adulti, chiuso –
Abbiamo tenuto chiuso il negozio per adulti, sarebbe stato
rischioso aprire. Non tanto per la multa, ma perché poi ci
avrebbero imposto la chiusura di cinque giorni che sotto Natale
sarebbe un problema. Il danno che ci hanno provocato con lo stop
odierno si aggira tra i quattro e i seimila euro, a cui si
aggiungono tutti i soldi persi prima. Dallo Stato non è ancora
arrivata la cassa integrazione di marzo e aprile. Mi chiedo
quanto ancora dobbiamo subire”.
“Io ho optato per una sorta di protesta civica: negozio
chiuso, ma luci accese – dice Omar Postiglione, di ‘Made in
Omar’, nel centro di Chieti – Un modo per dire che ci siamo,
anche se stanno cercando in ogni modo di farci morire. Le forze
dell’ordine hanno fatto il loro dovere, con la massima serenità
e correttezza. Quello che è accaduto ieri è assurdo e sono
ancora più assurde le tempistiche. Non è giusto che a
rimetterci, alla fine, sono sempre i comuni mortali”. (ANSA).
Fonte Ansa.it