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Covid, Italia quasi tutta gialla. Polemica sugli assembramenti. In settimana il Cts decide sullo sci

Allarme assembramenti nell’Italia che torna quasi tutta gialla. Folla nelle città e nessuna piazza chiusa, sindaci chiamati in causa. “Basta con il tiro al bersaglio”, replica l’Anci. Miozzo del Cts spiega: “Non contesto i sindaci, ho fatto un appello affinché aiutino il sistema per controllare il territorio”. La situazione è resa più difficile dalla riapertura delle scuole: otto milioni di studenti sono tornati in classe. In Sicilia rinvio di una settimana.

Quasi tutta l’Italia torna da oggi in zona gialla e non cessano le polemiche per la questione dei controlli dopo il passaggio di molte regioni in questa fascia con le conseguenti aperture

E’ prevista per questa settimana la riunione del Comitato tecnico scientifico nella quale gli esperti esamineranno il protocollo messo a punto dalle Regioni per la riapertura degli impianti sciistici. L’incontro, nel corso del quale gli esperti dovrebbero occuparsi anche del Festival di Sanremo una volta ricevuto il protocollo della Rai, non è ancora stato fissato e potrebbe tenersi mercoledì o venerdì, in occasione dell’abituale riunione per l’analisi dei dati del monitoraggio. In base al decreto legge in vigore, gli impianti dovrebbero riaprire il 15 febbraio, data in cui scade anche il divieto di spostamento tra le regioni. Ma una decisione in merito verrà presa solo a ridosso della scadenza: mancano ancora due settimane e dunque bisognerà vedere se i dati epidemiologici consentiranno un allentamento delle misure o sarà necessaria un’eventuale proroga.

Sono stati riaperti per il servizio al tavolo o al bancone ben 293 mila bar, ristoranti, pizzerie ed agriturismi sopravvissuti alle chiusure nelle regioni ora classificate in zona gialla. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti in riferimento alla nuova mappa dei colori che promuove quasi tutta Italia, con l’eccezione di Umbria, Puglia, Sardegna, Sicilia e la Provincia di Bolzano ancora arancioni. A poter restare aperti è l’81% dei locali, ma tra le regioni che possono beneficiare maggiormente della nuova fase c’è la Lombardia con maggior numero di attività presenti, circa 51 mila, seguita da Lazio con 39 mila e Campania con 33 mila. Le riaperture rappresentano un’opportunità per il ritorno alla normalità di 47,8 milioni di italiani residenti nelle regioni gialle costretti a rinunciare al pranzo fuori casa per svago o per lavoro, ma è anche una importante boccata di ossigeno per le attività di ristorazione duramente colpite dalle misure restrittive che hanno provocato nel 2020 una perdita del 48% del fatturato per quasi 41 miliardi di euro. Le limitazioni alle attività di impresa, secondo la Coldiretti, devono prevedere un adeguato e immediato sostegno economico lungo tutta la filiera, ma serve anche una riflessione sulla possibilità di apertura serale dei ristoranti anche alla luce delle importanti misure di sicurezza adottata, dal distanziamento dei posti a sedere al numero strettamente limitato e controllabile di accessi, alla registrazione dei nominativi di ogni singolo cliente ammesso. 

Qui Milano – Tra le regioni in fascia gialla anche la Lombardia con diverse le attività che tornano a riaprire mentre aumenta la libertà d’azione dei cittadini che possono circolare maggiormente e nel comune senza autocertificazione dalle 5 alle 22. A partire oggi, 1 febbraio, infatti, in una Lombardia che passa da arancione a giallo, riapriranno anche i musei, anche se con tempistiche diverse: ad esempio Gallerie d’Italia dovrebbe essere tra i primi mentre il Museo della Scienza e della Tecnologia potrebbe attendere. Anche il ritorno in ‘giallo’ però è stato segnato da polemiche: “La decisione del governo di far passare la Lombardia da fascia arancione a fascia gialla a partire da lunedì, anziché da domenica, è incomprensibile e toglie una domenica d’ossigeno a oltre 50mila attività” ha detto ieri l’assessore regionale all’Agricoltura e all’Alimentazione Fabio Rolfi. Milano, come tutta la Lombardia, ha iniziato la settimana con l’ingresso in zona gialla e i milanesi hanno quindi riscoperto questa mattina il piacere del caffè al bar, magari seduti al tavolo in compagnia degli amici, o del pranzo al ristorante. Niente più asporto quindi per gli amanti del rito del caffè, come Maria Pia che ha spezzato la mattinata con un espresso in un bar della zona del centro: “mi mancava moltissimo il caffè al bar sono contenta, ma non mi basta perché vorrei spostarmi tra regioni, la libertà è sempre a metà”. “Siamo contente perché almeno c’è la possibilità di condividere un tavolo insieme a un’amica”, ha aggiunto Senait mentre sorseggia il cappuccino in compagnia dell’amica che non vede da mesi. I ritmi sono quelli di un lunedì mattina dove tanti milanesi sono ancora in smart working: “questa mattina è andata ma certamente non abbiamo avuto la coda fuori dal bar – ha commentato il titolare di un bar del centro Gianfranco Marchiò -. Certo così si lavora meglio rispetto all’asporto e speriamo di andare avanti”. A Brera, il quartiere degli artisti pieno di ristorantini con i tavolini all’aperto, già a mezzogiorno c’era chi pranzava all’aperto nonostante la giornata sia senza sole. “Direi che è molto bello tornare a pranzare fuori e finalmente si respira un po di normalità – ha detto Francesco -, sembra quasi di essere tornati ad una vita normale”. Per Sophia invece “è bellissimo ritrovare una libertà così”, ha detto mentre pranza con gli amici. “Siamo contenti per la riapertura e soddisfatti della prima giornata – ha detto Grazia titolare di un ristorante in corso Garibaldi, zona della movida -, speriamo che la situazione continui sempre meglio. C’è molta gente che ci ha già chiamato per venire a pranzo e c’è molta voglia di tornare alla normalità”. Non è di questo umore la signora Elide la proprietaria dello storico ristorante milanese El Matarel che è aperto da più di 60 anni, e che frequentava anche Bettino Craxi. “È la terza volta che apriamo e chiudiamo. E adesso siamo aperti solo a pranzo e abbiamo cinque persone al lavoro – ha spiegato -, se mi fanno chiudere un’altra volta io abbasso la serranda per sempre”.”Siamo in zona gialla, un’occasione che dobbiamo vivere con grande senso di responsabilità affinché gli sforzi fatti finora non siano vanificati”. E’ questo il messaggio pubblicato su Facebook dal presidente della Regione Attilio Fontana, nel giorno in cui la Lombardia torna in zona gialla. “Oltre alla responsabilità dei singoli – ha aggiunto -è necessaria la massima collaborazione di sindaci e delle Prefetture affinché vigilino sugli assembramenti”.

Qui Lazio – Dopo due settimane in zona “arancione” il Lazio torna da oggi ‘giallo’ Sarà quindi possibile consumare cibi e bevande all’interno di bar e ristoranti fino alle 18. Possibile visitare musei o mostre che riaprono al pubblico dal lunedì al venerdì, ma non nei festivi. Gli ingressi saranno contingentati e nel rispetto delle misure anti-Covid. Nelle regioni ‘gialle’ sarà consentito muoversi liberamente tra i comuni ma sarà ancora vietato, fino al 15 febbraio spostarsi da una regione all’altra. Resta il coprifuoco dalle 22 alle 5.In programma in settimana una riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza a Roma presieduto dal prefetto Matteo Piantedosi. Nell’incontro si farà il punto sulla nuova zona gialla e sugli episodi del weekend con scene di affollamenti al centro della Capitale. Il prefetto invita a tenere alta la guardia assicurando che proseguiranno i controlli.

Il Piemonte torna da oggi in zona gialla. Si può dunque uscire di nuovo dai propri comuni, come entrare in bar e ristoranti, ma solo fino alle 18. Un piccolo ritorno alla libertà, che coincide anche con la riapertura – dopo circa tre mesi – dei musei. “Dopo tante settimane di stop è un momento di ripartenza importante – sottolinea su Facebook il governatore, Alberto Cirio – da vivere insieme con partecipazione, prudenza e grande senso di responsabilità”. “Sono i luoghi che custodiscono la ricchezza del nostro Piemonte – osserva il presidente della Regione a proposito della riapertura dei musei -. E abbiamo la fortuna di avere solo l’imbarazzo della scelta: dal Museo Egizio, a ingresso gratuito per tutta la settimana, alla Reggia di Venaria dove i giardini saranno visitabili a una cifra simbolica. Ma sono tante le mostre e i musei piemontesi che finalmente potremo tornare ad ammirare in ogni angolo di questa nostra terra che è cultura, storia ed immensa bellezza”.

La polemica Anci-Cts – “Basta con il tiro al bersaglio sui sindaci, il Cts pensi a fare la sua parte. Dare la colpa ai sindaci sta diventando il nuovo sport nazionale”, afferma il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro. “Miozzo, che ci accusa di immobilismo di fronte agli assembramenti nelle città, sembra impegnato in un disperato tentativo di allontanare da sé le responsabilità e addossarle sugli obiettivi più facili, quelli che per natura e per senso del proprio dovere, sono abituati a esporsi in prima persona, sempre”, sottolinea Decaro. “Voglio ricordare a Miozzo – aggiunge Decaro – che noi sindaci non siamo responsabili della sorveglianza di strade e piazze nelle azioni di contrasto alla diffusione del virus. E che, fino a oggi, ci siamo ben guardati dallo scagliarci contro alcune discutibili scelte dello stesso Cts. Abbiamo sempre, al contrario, provato a tenere insieme le nostre comunità, ormai economicamente e psicologicamente stremate, dopo un anno di restrizioni”.”Io non ho contestato i sindaci, ho fatto un appello affinché aiutino il sistema per controllare il territorio utilizzando tutte le risorse disponibili ed evitare gli assembramenti. Non era assolutamente mia intenzione contestare la capacità, la funzione, la competenza dei sindaci”. Così il coordinatore del Cts, Agostino Miozzo risponde al presidente dell’Anci, ribadendo che non c’era da parte sua “alcuna intenzione di addossare ai sindaci responsabilità diverse da quelle che hanno”. Il suo, aggiunge “era un accorato appello perché le immagini che abbiamo visto sabato scorso sono di una estrema grande preoccupazione”. 

L’Abruzzo torna in zona gialla dopo due settimane in arancione. Le città si rianimano e bar e ristoranti riaprono al pubblico, almeno fino alle 18. Mentre le restrizioni si riducono, però, i numeri dell’ emergenza, soprattutto quelli relativi ai nuovi contagi, sono in aumento. I problemi riguardano in particolare il mondo della scuola: sono migliaia le persone – tra studenti, docenti e collaboratori – in quarantena a causa di casi di Covid-19 nelle classi. A Pescara, ieri, il sindaco ha chiuso diversi istituti proprio a causa del rapido aumento dei contagi. Nel capoluogo adriatico, infatti, il virus sta circolando velocemente: 912 i casi emersi a gennaio, con una media di 30 contagi al giorno. Tanti i giovani e i giovanissimi che hanno contratto l’infezione. Più in generale, la situazione sta peggiorando in tutta l’area metropolitana, da Montesilvano a Spoltore, da Chieti a San Giovanni Teatino e a Francavilla. Con il passaggio in zona gialla è ora possibile spostarsi tra comuni. Gli utenti possono inoltre tornare a sedersi ai tavoli di bar e ristoranti. Grande attenzione da parte delle forze dell’ordine alle zone dei locali e della movida e, in particolare, all’area di piazza Muzii di Pescara – distretto food and beverage più importante d’Abruzzo – dove nelle ultime settimane si sono spesso registrati folle per gli aperitivi e assembramenti, nonostante i divieti, dopo le 18, di consumare cibi e bevande in strada e di vendita con asporto da parte di alcune categorie di attività. L’Abruzzo, dopo quasi due mesi trascorsi tra le fasce arancione e rossa e dopo le restrizioni delle festività natalizie, è stato in zona gialla solo nel periodo dall’11 al 17 gennaio. Poi il passaggio in fascia arancione. L’11 gennaio hanno riaperto le scuole, ma nel giro di pochi giorni sono emersi i primi casi in aula e le prime classi in quarantena. Fino ad arrivare alla situazione odierna.
   

Fonte Ansa.it

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