(ANSA) – MILANO, 26 FEB – “La Regione Lombardia avrebbe
potuto istituire la zona rossa ad Alzano e Nembro un anno fa,
così come la Prefettura o anche i sindaci dei Comuni colpiti,
come poi è accaduto e accade tuttora in altre zone d’Italia. È
una scelta di natura politica. In ogni caso, agli atti
dell’inchiesta, non risulta nessuna richiesta formale scritta da
parte del Pirellone a Palazzo Chigi per sollecitare un
provvedimento di chiusura così come non c’è nessuna richiesta da
parte del Governo alla Regione per chiudere Alzano e Nembro”. Lo
dice in un’intervista a Famiglia Cristiana il procuratore
aggiunto di Bergamo, Maria Cristina Rota, che coordina
l’inchiesta sulla mancata istituzione della zona rossa in Val
Seriana, epicentro della prima ondata della pandemia.
“L’indagine – spiega il pm – all’inizio era circoscritta alla
mancata chiusura dell’ospedale di Alzano Lombardo, poi si è
ampliata e adesso ruota attorno a due filoni: la zona rossa e il
piano pandemico nazionale che non era stato aggiornato”. Sul
piano pandemico ico nazionale, Rota afferma che quello italiano
era del 2006: “Nel 2012 l’Ue e l’anno successivo l’Oms hanno
invitato i singoli Stati ad aggiornarlo alla luce delle nuove
linee guida emanate. L’Italia non l’ha fatto. Questo, però, non
vuol dire che non fosse valido. Quello che avrà rilevanza per
l’indagine è accertare se l’attuazione di quel piano, così
com’era, era sufficiente a ridurre il numero dei morti”. Il pm
si dice poi “molto sorpresa”, dall’ atteggiamento di “mancata
collaborazione” avuto finora dall’Oms, l’Organizzazione mondiale
della sanità: “L’Oms non ha consentito al personale convocato di
essere ascoltato dalla Procura di Bergamo come persone informate
sui fatti affermando di godere dello status d’immunità
diplomatica, né ha mai trasmesso le informazioni da noi
richieste. Chiederemo una rogatoria sperando in una maggiore
collaborazione da un organismo che tutti sappiamo essere
neutrale fino a prova contraria”. (ANSA).
Fonte Ansa.it