(ANSA) – MILANO, 22 LUG – Per i pm di Pavia, nell’accordo tra il Policlinico San Matteo e la Diasorin per i test per diagnosi da Covid sarebbero stati “utilizzati beni mobili, materiali (personale, laboratori e strumenti) e immateriali (conoscenze scientifiche tecnologiche e professionalità) costituenti patrimonio indisponibile dell’ente pubblico e così sottratti alla destinazione pubblica per il soddisfacimento di interessi privatistici che restavano nell’esclusiva titolarità di privati, anziché dell’Ente che aveva finanziato la ricerca”. Lo si legge nel decreto di perquisizione.
Per i magistrati l’accordo escluse altri metodi per rilevare gli anticorpi (cd. pungidito), anche sulla scorta di articoli del professor Baldanti (del San Matteo, indagato ndr) nonostante altre Regioni ne avessero fatto ricorso. Furono esclusi quindi altri operatori con “metodologie già validate o in possesso di marchiatura Ce, a differenza di Diasorin”, il cui utilizzo fu oggetto di “esplicite diffide da parte dell’Assessorato regionale alla sanità e dalle Ats regionali e provinciali che vi avevano fatto ricorso”. (ANSA).