Il giorno dopo la tragedia avvenuta nel capoluogo ligure, su Facebook e Twitter monta la rabbia nei confronti del gruppo industriale trevigiano, che controlla la società Autostrade per l’Italia
Monta nei social network la rabbia nei confronti del gruppo Benetton. Dopo il crollo del ponte Morandi a Genova, che ha provocato almeno 38 morti secondo l’ultimo bilancio della Prefettura, e dopo le prese di posizione del vicepremier Di Maio e del ministro delle infrastrutture Toninelli, il popolo del web si scaglia contro la famiglia trevigiana, che attraverso Atlantia controlla la società Autostrade per l’Italia.
«Nel 2017 quattro miliardi di ricavi, un miliardo di utile, 230 mila euro l’ora di introiti ai caselli. Investimenti sulla tratta ligure: previsti 280 milioni, spesi 76» si legge su Facebook, dove è diventato virale un fotomontaggio in cui si vede il ponte crollato con la scritta «United Colors of Benetton». In un altro fotomontaggio, torna al centro delle polemiche Oliviero Toscani, storico fotografo del marchio di abbigliamento, che viene ritratto mentre tiene tra le mani una foto del ponte crollato. Adesso ti metterai una maglietta rossa per le vittime di Genova?», gli scrive un utente facendo riferimento alla manifestazione del 7 luglio scorso per i migranti.
Ed è soprattutto nel merito di certe campagne sociali dei Benetton che si scatena il linciaggio mediatico. «Fanno propaganda immigrazionista, si preoccupano dei #migranti e mostrano il loro volto buonista ma sono gli stessi che lasciano crollare ponti e morire il nostro popolo. Nazionalizzare le autostrade, basta speculazione». Molte accuse anche ai governi Prodi e D’Alema, ai quali viene fatta risalire la concessione; e Renzi, per la scelta dell’allora ministro Delrio di «allungare la concessione».