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Cucchi, un caso e tre processi

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Con la richiesta di rinvio a giudizio a carico di otto rappresentanti dell’Arma la procura di Roma completa anche il filone di indagine sui falsi e depistaggi legati al caso di Stefano Cucchi, il geometra di 32 anni, arrestato e pestato in caserma la sera tra il 15 e 16 ottobre del 2009 dai militari e deceduto sei giorni dopo all’ospedale Sandro Pertini. Una vicenda giudiziaria complessa che va avanti tra un processo in assise (a cinque carabinieri, tre dei quali per omicidio preterintenzionale) e l’altro in assise d’appello (ai medici del Pertini) con continui colpi di scena.

L’ultima richiesta di rinvio a giudizio riguarda il generale Alessandro Casarsa, ex comandante del gruppo Roma, il colonnello Francesco Cavallo, ex ufficiale addetto al comando del gruppo Roma, il colonnello Luciano Soligo, ex comandante della Compagnia di Montesacro, e poi Massimiliano Colombo Labriola, luogotenente e comandante di Tor Sapienza, Francesco Di Sano, carabiniere scelto in servizio presso Tor Sapienza, il colonnello Lorenzo Sabatino, già responsabile del nucleo operativo, il capitano Tiziano Testarmata, già comandante della quarta sezione del nucleo investigativo, e il carabiniere Luca De Cianni.

Queste le tappe principali del caso:

15 ottobre 2009: Stefano Cucchi viene fermato dai carabinieri con l’accusa di detenzione di stupefacenti

22 ottobre 2009: Cucchi muore all’ospedale Sandro Pertini. La procura di Roma apre un’inchiesta e mette sotto accusa tre agenti di polizia penitenziaria che accompagnarono il ragazzo il giorno dopo il suo arresto in tribunale per il processo per direttissima.

5 giugno 2013: la corte d’assise assolve tre agenti della polizia penitenziaria accusati del pestaggio e tre infermieri del Pertini. Inflitte pene comprese fra gli 8 mesi e i 2 anni di reclusione a sei medici in servizio presso la struttura protetta dell’ospedale

31 ottobre 2014: assoluzione per tutti gli imputati nel giudizio di appello.

12 gennaio 2015: la corte d’assise d’appello deposita i motivi della sentenza, disponendo la trasmissione degli atti al pm per nuovi accertamenti sull’operato di alcuni carabinieri e sul pestaggio subito da Cucchi

11 dicembre 2015: incidente probatorio davanti al gip che ordina una perizia sul pestaggio subito da Cucchi

15 dicembre 2015: la Cassazione conferma l’assoluzione di agenti, infermieri e del primo dei medici che visitò Cucchi al Pertini. Ma ordina un nuovo processo per gli altri medici la cui assoluzione viene ribadita il 18 luglio 2016 dalla corte d’assise d’appello perché il fatto non sussiste.

4 ottobre 2016: il ‘pool’ di periti nominati dal giudice conclude gli accertamenti escludendo un nesso tra il violento pestaggio e il decesso di Cucchi. Per gli esperti, il geometra è morto improvvisamente di epilessia, ritenuta causa “dotata di maggiore forza e attendibilità”

17 gennaio 2017: la procura di Roma chiude l’inchiesta bis contestando il reato di omicidio preterintenzionale a tre carabinieri (Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro e Francesco Tedesco) e negando che la causa della morte sia l’epilessia. Falso e calunnia sono gli altri reati ipotizzati a carico di Roberto Mandolini. Della sola calunnia risponde Vincenzo Nicolardi.

10 luglio 2017: i cinque militari vengono rinviati a giudizio davanti alla corte d’assise. 

29 ottobre 2018: entra nel vivo, davanti alla corte d’assise d’appello, il terzo processo di secondo grado ai medici del Pertini dopo un secondo annullamento dell’assoluzione da parte della Cassazione: sul banco degli imputati, anche l’accusa di omicidio colposo è ormai prescritta, continuano a figurare il primario Aldo Fierro e i medici Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Luigi De Marchis Preite e Silvia Di Carlo che ebbero in cura Cucchi.

19 marzo 2019: chiusa l’inchiesta nei confronti di otto militari dell’Arma per i falsi e i depistaggi compiuti tra il 2009 e il 2015.

 Stefano Cucchi

8 aprile 2019: Tedesco, sentito nei mesi scorsi dal pm Giovanni Musarò, racconta in aula le fasi del pestaggio di Cucchi indicando quali autori materiali gli altri due colleghi co-imputati di omicidio preterintenzionale.

8 aprile 2019: il quotidiano La Repubblica rende nota una lettera del comandante generale dell’Arma Giovanni Nistri che manifesta vicinanza alla famiglia Cucchi e fa intendere di fatto la costituzione come parte civile della Difesa contro chi ha depistato.

16 aprile 2019: finito il controesame, Tedesco, prima di lasciare l’aula, stringe la mano a Ilaria Cucchi, sorella della vittima, e le dice ‘mi dispiace’.

17 aprile 2019: per i falsi e i depistaggi viene chiesto il rinvio a giudizio di otto carabinieri, tra alti ufficiali e non.

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