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Da bambino veniva bullizzato, oggi grazie al muai thai si è difeso da due rapinatori

L’episodio si è verificato nel parco della Martesana all’altezza di Vimobrone, Milano Nord. “Mi hanno aggredito e volevano rubarmi il cellulare. Ho preso un pugno e un calcio, ma alla fine sono riuscito a farli scappare

Non ce la faceva più a essere quello sottomesso. Quello più debole. A un certo punto della sua vita ha detto basta e si è dato alle arti marziali. Da ambino che veniva escluso dalla classe, umiliato dai compagni, che una volta s’era ritrovato con la faccia schiacciata nella neve e un’altra era tornato a casa con un occhio tumefatto, all’epoca finì anche sul giornale locale. La sua storia divenne una caso di studio e dopo numerosi episodi ripetuti, i genitori presentarono una denuncia ai carabinieri. Oggi la sua vita è cambiata e proprio nei giorni scorsi, lui, il bambino bullizzato, è diventato una specie di eroe. Grazie, appunto, alle arti marziali. Precisamente il muai thai. 

«Due persone che volevano rapinarmi mi hanno aggredito alle spalle, mi sono girato, ho preso un pugno, anche qualche calcio, e sono caduto a terra. In quel momento mi sono detto: “devi rialzarti subito”. Ce l’ho fatta. E mi sono messo in guardia”. Questo ha raccontato ai cronisti del Corriere che lo hanno contattato dopo l’episodio avvenuto al parco della Martesana, all’altezza di Vimodrone, Nord di Milano. Oggi quel ragazzino ha 17 anni e ha saputo difendersi da due malviventi, all’apparenza nordafricani, che volevano strappargli di mano lo smartphone. E lì è entrata in gioco la disciplina di uno sport da combattimento, gli anni d’allenamento nella palestra di muai thai, il coraggio della reazione, il controllo emotivo, l’orgoglio, e quel passato da cancellare. 

Li ha cacciati e fatti allontanare, presentandosi successivamente in ospedale dove ne è uscito con 10 giorni di prognosi, perché qualche colpo all’inizio l’aveva comunque subìto. I carabinieri ora stanno cercando i due rapinatori, con un lavoro sulle telecamere, gli archivi dei precedenti, le testimonianze. In caserma, scritta e firmata la denuncia, quando il ragazzo ha ringraziato e salutato, i carabinieri gli hanno detto: «Bravo».

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