La Sicilia ebbe un ruolo importante durante la Grande Guerra. “L’Italia chiamò. La Sicilia e la Grande Guerra” un convegno svoltosi a Catania che ha ben delineato il ruolo della Sicilia durante il conflitto mondiale che unì il Paese
La storia, la memoria e il ricordo dei militari siciliani coinvolti insieme a milioni di altri ragazzi italiani nel primo conflitto mondiale (1914-1918) è il senso e il significato attorno al quale ruota il Convegno nazionale di studi storici “L’Italia chiamò. La Sicilia e la Grande Guerra” promosso dal Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università degli studi di Catania con il Centro Documentale di Catania del Comando Militare Esercito Sicilia, la Società Italiana di Storia Militare e l’Associazione Storica “Cime e Trincee”.
L’isola diede tra i maggiori contributi di uomini, in termini di chiamata alle armi, impiegati per mare, per terra e per cielo sui diversi fronti di guerra, ma anche in difesa delle città. Il convegno, che si è svolto oggi (Caserma Santangelo Fulci Via Oberdan 33- Catania), e si è aperto con i saluti del Col. Leonardo Privitera, Comandante del Centro Documentale di Catania; del Prof. Giuseppe Vecchio, Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali; del Generale di Brigata Claudio Minghetti, Comandante Militare dell’Esercito in Sicilia.
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Nel corso del momento di studi si è parlato delle vite e delle imprese di alcuni uomini che valorosamente, silenziosamente e altrettanto eroicamente, senza salire agli onori delle cronache compirono comunque il loro dovere, spesso sacrificando la propria vita per l’Italia. Il Prof. Giancarlo Poidomani, storico dell’Università di Catania, si è soffermato sul “lutto e la memoria” di questi uomini mentre Antonio Baglio dell’Università di Messina approfondirà il tema “Una frontiera senza trincee. La mobilitazione civile”. Sotto il profilo storico-divulgativo il giornalista e saggista Vincenzo Grienti ha spiegato come i siciliani furono anche protagonisti di alcuni episodi di valore anche a bordo di mezzi navali ed aerei mentre Fabrizio Corso, dell’Associazione “Cime e Trincee” metterà in evidenza come da una fonte d’archivio è possibile ricostruire le storie dei soldati che hanno partecipato al conflitto.
“Il convegno è un modo per fare memoria e per ricordare questi uomini negli anni in cui ricorrono le celebrazioni in occasione del centenario della Prima guerra mondiale – ha spiegato lo storico Giancarlo Poidomani – Per l’Italia la Grande guerra rappresentò una tappa importantissima di un processo di nazionalizzazione avviato nel 1861. Essa fu la prima esperienza collettiva degli italiani: uomini, donne e bambini; civili e militari; al fronte e nelle regioni più lontane dal confine nordorientale. Ma soprattutto, la guerra rinsaldò i legami tra il centro (lo Stato) e la periferia (l’ambito locale).
La partecipazione della Sicilia alla guerra fu molto importante sia in termini di partecipazione allo sforzo bellico sia in termini di contrasto e di opposizione al conflitto. In entrambi i casi, la “nazionalizzazione delle masse” siciliane comportò la maturazione di una coscienza collettiva mai conosciuta prima”.
Foto sotto: fanti classe 1888 (scomunicando.it)