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Giovanni Buttarelli
A 40 giorni dalle elezioni europee il Garante europeo della protezione dei dati Giovanni Buttarelli ha fatto il punto sul quadro normativo che coinvolge fake news, disinformazione e manipolazione online del dati. Le premesse? Cambridge Analytica ha cambiato per sempre le regole della profilazione, algoritmi poco trasparenti manipolano il formarsi delle convinzioni politiche (lavorando in prevalenza tra scettici e incerti), il prevalente modello di business in mano ai giganti dell’informazione porta ad alterare le regole del gioco. In ballo? “La regolarità del processo democratico”.
Questi alcuni dei temi toccati dal Garante nel corso di riflessione a 360 gradi, a poche settimane da una tornata elettorale che ha definito come “una delle più importanti che la storia europea ricordi”. Un appuntamento che coinvolge “il rinnovo del Parlamento Europeo e che richiama elezioni a carattere nazionale in 13 Paesi membri dell’UE”, con “la vexata quaestio della Brexit” ancora da definire. E l’attenzione è talmente alta che il 5 aprile si è tenuto un test “che ha coinvolto le istituzioni europee per valutare la resilienza dei sistemi informativi contro i cyberattacchi”.
Niente rimborsi per chi vìola le norme
Buttarelli ha ricordato come il 27 marzo 2019 è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea “la modifica ad uno sconosciuto regolamento europeo del 2014 “che istituì un’autorità europea che sorveglia alla regolarità dei processi di propaganda elettorale nei confronti di tutte le forze politiche, movimenti, alleanze, fondazioni, che vogliano avere una dimensione europea e aspirino a facilitazioni”.
A 5 anni dal debutto, il quadro in cui si muove questa autorità “è notevolmente diverso. Il caso Cambridge Analytica ha dimostrato che sono cambiate radicalmente le forme di profilazione in ambito commerciale, di influenza sulla libera determinazione delle persone e della loro prerogativa costituzionalmente garantita di non rivelare il proprio pensiero o di rivelarlo a certe condizioni.
Per Buttarelli “la modifica al Regolamento Europeo si occupa in particolare di sanzionare quei partiti, alleanze, fondazioni europee che deliberatamente facciano un uso indebito dei dati di carattere personale o tentino di influenzare attraverso questa utilizzazione la campagna elettorale. Questa è la dimostrazione che la disciplina europea della privacy, che si connota più un diritto alla protezione dei dati personali, dà ai cittadini europei il diritto ad un uso e ad una raccolta lecita e corretta dei dati basata su una base giuridica (il consenso, che deve essere liberamente dato e trasparente)”.
Sempre in tema della recente modifica al Regolamento Europeo, Buttarelli ha ricordato come la disciplina “permette di sanzionare fino al 5% del bilancio annuale le forze che si iscrivono nel novero delle cosiddette formazioni politiche”. Non solo, le sanzioni possono comportare per la forza politica “l’esclusione dal beneficio di rimborsi elettorali”.
Altre norme non servono
Lo stesso Garante ha rilevato come Mark Zuckerberg abbia di recente dichiarato di voler tutelare la privacy degli utenti e di essere favorevole al GDPR. “Altre norme sulla privacy non servono, il regolamento europeo è un’arma con la A maiuscola che è immediatamente in vigore senza conversioni” ha sottolineato. In ballo c’è il modello di business dei social network, che dovrebbe mettere al centro dell’attenzione gli utenti. Secondo il Garante “se Facebook destinasse il 5% di quello che spende per la profilazione degli utenti a bloccare le fake news” questo problema sarebbe molto ridimensionato.
I dati sulle fake news
Giovanni Buttarelli ha anche commentato il dato diffuso dall’Osservatorio disinformazione dell’AGCOM, che ha registrato un aumento della produzione di fake news (+56%) e delle operazioni volte a disinformare gli elettori a poche settimane dal voto per le elezioni europee. “Il dato pubblicato da AGCOM sulle fake news, basato su un piccolo segmento di analisi, è attendibile. Mi sento di poter dire, responsabilmente, che il tasso di fake news in Italia è accettabile, nel senso che rientra nella media europea – ha detto – il dato italiano è inferiore rispetto a quelli di altri Paesi, dove c’è una criticità maggiore anche per un uso più intenso delle nuove tecnologie – ha aggiunto – e superiore rispetto ad altri Paesi, dove magari la disinformazione è diffusa in modo più generale ma si basa meno sull’uso di informazioni di carattere personale”.
Il 5G opportunità straordinaria
Il 5G “rappresenterà l’ennesimo cambiamento radicale nei modi di consumare muoversi e condividere, offrirà straordinarie opportunità per mobilità e domotica e un dialogo di dati tra oggetti indossati e portati”, questa la riflessione di Buttarelli sul 5G. Secondo il Garante si tratta di una tecnologia che contiene “delle vulnerabilità” per quanto riguarda il tema della sorveglianza. “Tutto questo aumenta la scommessa di questo mondo tecnologico”.
Quando però avremo trovato delle risposte alla vulnerabilità del 5G, sarà già troppo tardi, perché si avrà già il 6G. Il 5G “è ancora una nebulosa incognita in molte parti del continente europeo. L’Italia non è in prima fila” su questo “ma comporterà un problema immenso per quanto riguarda il post 5G”, dati gli studi già in corso in Cina sulla tecnologia 6G. “Mi chiedo se siamo pronti non solo per l’infrastruttura tecnologica, ma per affrontare tutti i nodi che ci permettano di avere quegli elementi per far funzionare il 5G. Secondo me non ci siamo ancora, non abbiamo la risposta ma capiamo che c’è qualcosa, e quando la matureremo ci sarà già il 6G”.
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