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Diabete: un’epidemia. Una persona su 11 nel mondo ne soffre, 3,7 milioni di malati in Italia

E uno su 3 ignora di averlo, 1 su 2 nel mondo. Il ruolo fondamentale della famiglia nella prevenzione e nella gestione della malattia. 20 miliardi i costi indiretti e indiretti. I sintomi ignorati, soprattutto nell’uomo

Nel mondo una persona su 11 convive con il diabete, ne soffrono oltre 400 milioni ed è previsto che per il 2030 ci saranno 522 milioni di persone con diabete. Eppure il diabete resta una patologia poco conosciuta, a volte sottostimata, a volte preda di ‘fake news’ come che per curarsi basti mangiare meno, e quindi le cure possono essere tardive. Basti pensare che in Italia ci sono 3,7 milioni di persone con diabete e una su tre non sa di averlo. Per questo è stata istituita una Giornata Mondiale nel 1991 dall’International Diabetes Federation e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che si celebra ogni anno il 14 Novembre. Per la GMD 2018 dal 5 al 18 novembre saranno almeno un migliaio in tutta Italia le iniziative legate alla conoscenza e alla prevenzione della patologia.

 

La Giornata, che corrisponde alla data di nascita di Frederick Banting (il co-scopritore dell’insulina con Charles Best nel 1922), è organizzata da diabete Italia con i patrocini di AIP Associazione Italiana Podologi, SIA Società Italiana di Andrologia, SIdP Società Italiana di Paradontologia e Implantologia, SIIA Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa, ASSOFARM Farmacie Comunali, IAPB Italia Onlus Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità, Coni, Croce Rossa e ANCI Associazione Nazionale Comuni Italiani con la media partnership di Rai – Responsabilità Sociale. I dati non sono incoraggianti: 425 milioni di adulti ne soffrono nel mondo, una persona su due non sa di averlo. Oltre un milione di bambini e adolescenti nel mondo hanno un diabete di tipo 1, ovvero quello autoimmune. Nel 2017 ci sono stati, a livello globale, quattro milioni di morti. “Nel 2018 – spiega Concetta Suraci, Presidente di diabete Italia – il tema è la famiglia: il diabete è una malattia che può essere anche molto invalidante e tutti i familiari devono essere coinvolti nella prevenzione e nella gestione del diabete. L’80% del diabete di tipo 2, una patologia cronica che colpisce indipendentemente dal sesso e dall’età, è maggiormente presente in età adulta e la sua incidenza aumenta con l’età anagrafica, è prevenibile, a differenza del tipo 1, con l’adozione di uno stile di vita sano. Buone abitudini alimentari e un’attività fisica adeguata, dove il ruolo della famiglia è fondamentale per metterle in atto, sono assolutamente necessarie”. 

 

 Anche la gestione di una persona con diabete coinvolge tutta la famiglia. “Pensiamo ai bambini con diabete – continua Suraci – ma anche agli anziani da portare a visite ed esami. Si stima che 20 miliardi siano i costi diretti e indiretti della malattia: la voce più alta è naturalmente quella dell’ospedalizzazione (circa 7 miliardi) ma pesano anche le assenze dal lavoro (5 miliardi) e i prepensionamenti. Innumerevoli gli effetti e le malattie correlate al diabete, anche quelli nella sfera sessuale. “Il diabete – spiega Nicola Mondaini, Consigliere Nazionale della SIA, Società Italiana Andrologia – ha effetti importantissimi nella disfunzione erettile che anzi nella grande maggioranza casi nelle persone più giovani è proprio un sintomo tipico del diabete. Altri sintomi che potrebbero far pensare al diabete sono l’eiaculazione retrograda e la fimosi del pene.

 

Purtroppo l’uomo, al contrario della donna, è molto restio a rivolgersi all’andrologo e quindi è anche più tardiva la scoperta della malattia. Sono pochissimi coloro che fanno una visita preventiva in assenza di sintomi e chi ha qualche disturbo aspetta anche fino a tre anni per prenotare una visita specialistica. Quello tra uomo e andrologo è un rapporto poco formato che deve essere assolutamente valorizzato e promosso”. Anche la pressione alta è un fattore di rischio da non sottovalutare nel diabetico. “Normalmente la prevalenza dell’ipertensione arteriosa nella popolazione adulta è pari a circa il 35%. Questa percentuale sale nel diabetico sino al 70%, anche all’80% – dichiara Claudio Ferri, Presidente della SIIA, Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa -. Un diabetico di tipo 2, pertanto, deve controllare non solo la glicemia, ma anche la pressione arteriosa.

 

Bisogna, infatti, ricordare che una pressione elevata, se non curata, può dar luogo a complicanze a carico di cuore, cervello e/o rene, ovvero infarto del miocardio, infarto cerebrale e/o insufficienza renale cronica, senza dimenticare la malattia vascolare degli arti inferiori, i disturbi della sfera sessuale e/o cognitivi. E’ quindi un vero peccato che l’attenzione nei confronti della pressione arteriosa – malgrado tutti i nostri sforzi educativi- sia ancora non soddisfacente: basti pensare che almeno tre italiani su dieci neppure sanno di avere la pressione alta, oppure che non c’è in Italia l’abitudine di controllare la pressione arteriosa a casa propria”.

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