Lavoratori dello spettacolo in piazza da Nord a Sud in Italia contro il Dpcm.
Un concerto muto in piazza Scala a Milano per testimoniare la crisi in cui versa il mondo dello spettacolo dopo le chiusure decise dal governo per contenere i contagi da Coronavirus. A dirigerlo, nell’ambito della manifestazione di protesta promossa dai lavoratori del mondo dello spettacolo e dai sindacati confederali, è stato il pianista e direttore d’orchestra Enrico Intra. I musicisti hanno solo fatto il gesto di suonare i loro strumenti, i cantanti hanno aperto la bocca per essere afoni in questa occasione e così il silenzio ha accompagnato l’esibizione che è stata spezzata sul finale solo dal ritmare degli applausi dei manifestanti. “Noi siamo produttori di suoni, immagini e rappresentazioni ma oggi simuleremo il silenzio che è parte integrante della musica, un momento di attesa dove il pubblico pensa ‘adesso cosa succederà’? – ha premesso Intra prima di dirigere il concerto muto -. Dirigere il silenzio oggi è importante non solo per la musica ,ma anche per i rapporti con le persone e per questa piazza che protesta in modo civile e viva la musica”. Alla protesta in piazza hanno partecipato anche i cantanti de La bohème che sarebbe dovuta andare in scena alla Scala dal 4 novembre ma che è stata sospesa a causa dell’epidemia. “Noi siamo per non chiudere il teatro che è un luogo sicuro – ha detto Simone Piazzola, baritono – chi si è ammalato lo ha fatto fuori dal teatro. Dovevamo fare la Boheme ma è saltata, un lavoro da otto mesi è saltato. Vogliamo poter lavorare e, se la situazione non lo permette, come artisti chiediamo di essere tutelati in modo consono, non come stanno facendo ora. Tutti devono avere un sostegno economico e il governo da quando c’è il virus con noi è stato presente zero”.
“Se chiudi teatri, cinema, circhi, ci dovete pagare. Serve un reddito garantito per i lavorati dello spettacolo che non lavorano più per via della pandemia e dei Docm”. È il grido di dolore che arriva da piazza Castello, a Torino, dove un migliaio di persone si sono ritrovate per la manifestazione regionale unitaria sindacale Cgil-Cisl-Uil Spettacolo. “Abbiamo diritto al rispetto dei nostri contratti – dicono – una definizione degli orari di lavoro e il rispetto delle norme di sicurezza”. Molti i lavoratori dei Luna Park e dei circhi. “Il Luna Park è un’impresa, pretendiamo un aiuto”, sostengono i rappresentanti dell’Associazione Nazionale Esercenti Spettacoli Viaggianti. “Il Luna Park non deve morire, siamo fermi senza aiuto”. “Vorremmo tornare a fare il nostro lavoro – sostiene Caterina Pignasco, rappresentante dei lavorati del Teatro Regio – non chiediamo nulla di più. Rispettiamo tutte le regole eppure veniamo nuovamente fermati”.
C’è chi ha portato in piazza il tutù, chi le scarpette da danza. Flash mob in piazza De Ferrari a Genova dove i lavoratori dello spettacolo, circa un centinaio, aderenti al coordinamento “Emergenza Spettacolo Liguria”, assieme ai rappresentanti di Assodanza Italia, hanno dato vita a una “passeggiata” attorno alla fontana per denunciare la situazione difficile che stanno vivendo dopo l’ultimo Dpcm che chiude i teatri. Tutto il mondo dello spettacolo, dagli attori ai musicisti, dagli insegnanti ai tecnici, si è praticamente paralizzato. “Noi anche in tempi normali siamo abbandonati – spiega Massimo Olcese, che era in tournée quando è scattato il blocco agli spettacoli – ma adesso la situazione è più complessa perché non abbiamo nessun aiuto economico. Servono soldi per aiutare persone che non lavorano anche perché le poche riserve che avevamo erano già finite con la prima chiusura”. Un disagio fortissimo per i teatri. “Noi siamo aziende e se chiudiamo per il bene comune – spiega il direttore di Teatri Possibili, Sergio Maifredi – allora servono indennizzi proporzionati al fatturato delle nostre aziende”.
Spettacolo davanti alla Prefettura di Cagliari. Perché la piazza e le manifestazioni sono l’unico palco possibile in tempi di emergenza Covid. Anche la Sardegna ha aderito ad “Assenza spettacolare”, l’iniziativa nazionale promossa da Cgil, Cisl e Uil per accendere i riflettori sul mondo degli artisti bloccati a casa dall’ultimo Dpcm del Governo. Circa cinquecento persone si sono presentate all’appuntamento in rappresentanza di teatri, cinema, scuole di danza, circhi, animatori è tanto altro. “Siamo necessari, non siamo un peso”, hanno urlato al microfono. Poi via alla performance con tamburi, trampolieri e passi di danza, tutti con una tuta bianca. Un pensiero anche a a Genova, unica città delle dieci coinvolte che non è riuscita a scendere in piazza a causa di una ordinanza. Parafrasando Paolo Conte molti hanno mostrato un cartello con la scritta “Genova con noi”. In Sardegna il popolo dello spettacolo supera le cinquemila unità. “Siamo stanchi di elemosina – questa la denuncia – di lavorare gratis, stanchi di essere l’anello più debole. Chiediamo risorse certe”.
Anche a Bari i lavoratori del mondo della cultura e dello spettacolo scendono in piazza per manifestare contro la crisi del settore messo ulteriormente in ginocchio dagli ultimi provvedimenti anti-Covid del Governo. Un sit-in pacifico in piazza della Libertà davanti al palazzo della Prefettura di Bari, al quale hanno aderito alcune centinaia di manifestanti, attori, ballerini, musicisti, lavoratori del settore dello spettacolo viaggiante e dei luna park, è stato organizzato da Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom.
“Emergenza senza fine”: è lo striscione che apre il corteo “funebre” dei lavoratori dello spettacolo che oggi in piazza a Napoli protestano chiedendo supporto per il settore. In piazza del Gesù, centro storico della città, i lavoratori dello spettacolo di sono dati appuntamento per celebrare “la morte del nostro lavoro”: sono attori di cinema e teatro, gli artisti del circo, costumisti. Un uomo con il megafono passa tra i manifestanti invitando a mantenere le distanze per evitare assembramenti. “Prima delle rose vogliamo il pane”, recita un altro striscione portato in piazza. Sui volti, molti hanno dipinto la lacrima di Pierrot, un gruppo di attrici è travestito da vedova “di un mondo che è morto”. Il “corteo funebre”, con la banda che suona una marcia triste, fa il girotondo intorno all’obelisco della piazza.
Fonte Ansa.it