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È morto Andrea Camilleri uno dei più noti e amati scrittori italiani contemporanei, aveva 93 anni

 

Andrea Camilleri, tra i più famosi e amati scrittori italiani degli ultimi vent’anni, celebre per la sua fortunatissima serie di gialli sull’ispettore Montalbano e per il suo stile che mescolava italiano e siciliano, è morto alle 8.20 di oggi a Roma, dopo essere stato ricoverato lo scorso 17 giugno all’ospedale Santo Spirito per un arresto cardiaco. Aveva 93 anni. La morte è stata comunicata “con profondo cordoglio” dalla Asl Roma 1, che ha spiegato che «le condizioni sempre critiche di questi giorni si sono aggravate nelle ultime ore compromettendo le funzioni vitali».

Camilleri era uno degli autori italiani di maggior successo commerciale, anche all’estero, principalmente grazie alla serie su Montalbano, ambientata in Sicilia e pubblicata da Sellerio. Dalla serie è stata tratta anche una serie televisiva di grandissimo successo, in onda da anni sulla Rai e con protagonista Luca Zingaretti. “Per volontà del Maestro e della famiglia le esequie saranno riservate. Verrà reso noto dove portare un ultimo omaggio”, ha comunicato l’ospedale.

Camilleri, nato nel 1925 a Porto Empedocle, in provincia di Agrigento, raggiunse il successo soltanto in età già avanzata, a quasi 70 anni, dopo una lunga carriera di regista, sceneggiatore e funzionario della RAI. Per molto tempo infatti faticò a trovare un editore e un pubblico: per pubblicare il suo primo romanzo, il giallo Il corso delle cose, si rivolse a una casa editrice a pagamento, Lalli. Era il 1978 e mancavano ancora 20 anni alle decine di migliaia di copie vendute di La concessione del telefono, peraltro il primo libro a essere venduto dalla libreria online IBS, , e alla “consacrazione” – come si dice in questi casi – di Camilleri. Poi pubblicò con alcune delle maggiori case editrici italiane, Mondadori e Rizzoli, anche se la maggior parte dei suoi libri sono usciti per la casa editrice siciliana Sellerio, che in un certo senso “scoprì” Camilleri.

Era un autore incredibilmente prolifico: sono stati pubblicati più di cento libri a suo nome e anche in questi ultimi anni ha continuato a pubblicare più di un nuovo libro all’anno (sei in media), sempre arrivando in cima alle classifiche dei libri più venduti. Anche nelle ultime settimane Il cuoco dell’Alcyon, l’ultimo romanzo con protagonista il commissario Salvo Montalbano, uscito il 30 maggio, è stato nelle prime posizioni.

Il primo romanzo di Camilleri fu La forma dell’acqua, pubblicato nel 1994: il titolo fa riferimento alla montatura costruita attorno all’omicidio al centro del romanzo, paragonata a un recipiente che dà all’acqua la sua forma. Il nome di Montalbano invece è un omaggio allo scrittore catalano Manuel Vázquez Montalbán, autore della serie di romanzi dell’investigatore privato Pepe Carvalho, che come Montalbano è un appassionato di cucina. Il successo di Camilleri è strettamente legato a quello di Montalbano, che dal 1999 è associato all’attore Luca Zingaretti (fratello del segretario del Partito Democratico Nicola) che interpreta il commissario nella serie tv tratta dai romanzi di Camilleri, tuttora in produzione.

Un’altra delle cose per cui Camilleri era più famoso e grazie a cui si era creato un pubblico di lettori molto appassionati era lo stile linguistico dei suoi libri, una commistione tra italiano e siciliano da lui creata: è il cosiddetto vigatese, dal nome del paese immaginario, Vigata, in cui sono ambientate le storie di Montalbano. La struttura di base è quella dell’italiano, ma nel lessico sono presenti varie parole prese dal siciliano, anche se sempre comprensibili a chi viene da altre regioni. Ad esempio  La Vampa d’agosto, uno dei romanzi con protagonista Montalbano, comincia così:

“Stava dormenno che manco le cannonate l’avrebbero arrisbigliato. O meglio: le cannonate no, ma lo squillo del telefono sì.
Un omo che ai jorni nostri campa in un paìsi civilizzato come il nostro (ah ah) se percepisce nel mezzo del sonno botte di cannonate, certamente le scangia per truniata di temporale, spari per la festa del santo patrono o spostamento di mobili da parte di quei garrusi che abitano al piano di supra e continua bellamente a dormiri. Ma lo squillo del telefono, la marcetta del cellulare, il campanello della porta, quelle no, quelle sono tutte rumorate di richiamo al quale l’omo civilizzato (ah ah) non può fari altro che assumare dalle profondità del sonno e arrispunniri”.

 

Per tutta la vita Camilleri è stato anche attivo in politica. Negli anni Quaranta, quando era ancora studente, si iscrisse al Partito Comunista e dopo essere diventato celebre come scrittore prese parte a moltissimi dibattiti politici, in particolare contro l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e, più di recente, contro le politiche anti-immigrazione del ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Già da qualche anno Camilleri era diventato cieco: lo aveva annunciato in una nota finale nel suo centesimo libro, il romanzo con Montalbano “L’altro capo del filo”, «scritto nella sopravvenuta cecità». Per portare a termine questo libro e quelli successivi, Camilleri si era affidato alla sua assistente Valentina Alferj, da lui definita “l’unica che sia in grado di scrivere in vigatese”. In previsione della sua stessa morte Camilleri, ben tredici anni fa, aveva consegnato a Sellerio l’ultimo romanzo su Montalbano, con il finale della sua storia, chiedendo che fosse pubblicato solo dopo la sua morte. Nel 2017 aveva raccontato a Bianca Berlinguer durante una puntata di #Cartabianca:

“Ho scritto la fine dieci anni fa… ho trovato la soluzione che mi piaceva e l’ho scritta di getto, non si sa mai se poi arriva l’Alzheimer. Ecco, temendo l’Alzheimer ho preferito scrivere subito il finale. La cosa che mi fa più sorridere è quando sento che il manoscritto è custodito nella cassaforte dell’editore… È semplicemente conservato in un cassetto (…) Montalbano non morirà. Nessuna autopsia. Ma non potrà sbucare da nessun’altra parte… Se ne andrà, sparirà ma senza morire”.

“La morte di Andrea Camilleri lascia un vuoto incolmabile nella letteratura, nel cinema, nel teatro e nel mondo intero. Il suo percorso ha lasciato un  segno indelebile nella cultura contemporanea – dichiara il segretario Slc Cgil Palermo Maurizio Rosso e coordinatore della produzione culturale Slc Cgil Sicilia –  Nel suo racconto le aporie della vita quotidiana diventavano luoghi naturali, ombre di possibili soluzioni che molto spesso si intravedevano nei suoi scritti. Grazie per essere stato un impiegato della scrittura, come tu stesso ti sei definito. Addio a un’artista unico che con la sua indagine filosofica ha messo l’accento sul significato del significare. Grazie maestro”.

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