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E ora ci arriva anche il vino Marsala “Made in China”

C’è addirittura il falso vino Marsala Made in China tra i numerosi prodotti alimentari e le bevande presenti nella black list stilata dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump e pubblicata dal dipartimento di Stato per il commercio. Un business?

C’è addirittura il falso vino Marsala Made in China tra i numerosi prodotti alimentari e le bevande presenti nella black list stilata dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump e pubblicata dal dipartimento di Stato per il commercio. Lo rende noto la Coldiretti in riferimento all’escalation della guerra dei dazi con l’imposizione da parte degli Stati Uniti di una aliquota tariffaria al 10 per cento su beni importati dal Dragone per 200 miliardi di dollari. Accanto ai prodotti tecnologici ad essere colpita è una lunghissima lista di prodotti alimentari, dalla frutta alla verdura, dal pesce al burro, dal miele alle uova, dal riso agli altri cereali, dai funghi ai tartufi e moltissimi altri prodotti tra i quali spicca anche il vino Marsala, tutelato dall’Italia con la denominazione di origine controllata (Doc). Si tratta – sottolinea la Coldiretti – di un caso eclatante di agropirateria che dimostra la diffusione di prodotti di imitazione in Cina che invadono i mercati internazionali dove tolgono spazi al vero Made in Italy. Negli Stati Uniti le spedizioni di vino Marsala dall’Italia sono state pari a 4,6 milioni di euro nel 2017, ma potrebbero crescere molto di più senza la concorrenza sleale dei “tarocchi”. La produzione di vino in Cina – continua la Coldiretti – è in grande espansione a partire dagli anni ottanta ed ora è nella top ten dei principali produttori mondiali con 10,8 milioni di ettolitri, sullo stesso livello di Australia e Sud Africa. Il caso Marsala – sostiene la Coldiretti – dimostra che occorre promuovere regole sul commercio globale che non tengano conto solo del fattore economico, ma anche del rispetto della proprietà intellettuale, dei diritti sul lavoro della tutela dell’ambiente e della salute. “Una necessità per combattere la concorrenza sleale con il falso made in Italy agroalimentare che fattura nel mondo oltre 100 miliardi di euro utilizzando impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per prodotti taroccati che non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale”, ha affermato al proposito il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “a preoccupare è la nuova stagione di accordi bilaterali inaugurata dall’Unione Europea che dal Ceta con il Canada al Giappone sta di fatto legittimando il falso Made in Italy”.

Foto sotto: Marsala dalla Cina? (lasicilia.it) 

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